Io per esempio sono anni che spero che pinopolpo sbavi davanti a un paio di stivali estivi ma, nonostante tutti i miei sforzi, i risultati sono stati nulli.
Domenica la giornata non era un granchè, l’equipaggio di pinopolpo aveva dato forfait e lui, senza troppa convinzione, mi ha detto “scendo alla barca a vedere se ci sono due orate, vieni?” … “ti raggiungo tra un po’”.
Quante volte avrò mai detto “ti raggiungo”? Tantissime per cui pinopolpo era sicuramente dubbioso. Invece eccomi con i miei bermuda a righe e la mia canottiera gialla che mi presento a bordo dell’Ale Ile.
Era circa un anno che non mettevo piede sulla barca e il numero di ami, di chiazze di sangue, di fili trasparenti si è decuplicato. La voglia è poca ma ho appena ricevuto un bellissimo regalo di compleanno, posso anche fare questo sforzo.
“ok innescami ma sto a prua che sto più comoda”. E così mi metto a prua con la mia cannetta, il sole che sta tramontando dietro Portovenere e la mia canottiera gialla.
… e mentre sono lì mi ritorna in mente quando ormai 25 anni fa alla sera si andava a pescare i ragni (spigole, ndr) alla foce del magra, quando scoprii per la prima volta cosa era una star light e ne rimasi affascinata, quando pinopolpo scivolò in mare con la canna con il pesce attaccato e appena sbucò fuori urlò tira su il pesceeee.
Bene, sono lì a prua, non sento nessun movimento ma vedo pinopolpo per ben due volte con la canna piegata … e via una orata e un’occhiata da porzione sono a bordo.
Sta cosa delle pesca .. .uhm .. quasi quasi … vengo a poppa!
Così io, la canna e ovviamente la canottiera gialla ci spostiamo a poppa dove la situazione sembra più movimentata. E si cominciano a vedere le tocche, io non sono più capace ma in pochi minuti mi torna l’entusiasmo delle prime volte che mi portava a pescare e mollo la partita a burraco che di sottecchi stavo facendo sulc ellulare a prua. Poco dopo perdiamo una bella orata, quando mi dice “prendi il guadino ma tienilo fermo mi raccomando” mi prende il terrore e mi ricordo quando tirò su un polpo enorme e io lo accoppai con il guadino di fatto poi liberandolo. Sto immobile, non respiro nemmeno ma zac … l’orata se ne va accompagnata dall’eco di qualche santo.
Rimaniamo ancora un po’ … si sta facendo buio. Andiamo con la barca al moletto e prendo il barchino. Mentre lui ormeggia io lo seguo a remi, due remi scalcinati, su un barchino tutto bagnato con la canottiera gialla che si sta inorridendo perchè abituata a ben altre serate!
Ripartiamo sul barchino, io, lui, qualche canna da pesca e una luna immensa che si riflette sull’acqua e come sempre guardiamo Lerici dal mare pensando entrambe in silenzio “che culo quelli che abitano sui navigli e ora possono viversi la movida milanese”.
Scesi dal barchino, sporchi e un po’ puzzolenti ci sediamo al baretto, mangiamo due crepes dolci e due gelati e ce ne torniamo a casa.
Sono rientrata a casa con un’orata in più, un paio di stivali estivi in meno che sicuramente avrei comprato, una canotta gialla puzzolente e un marito felice di aver condiviso con me quelle poche ore, di avermi insegnato come mangia l’orata, quando dare l’incoccio o quale è l’ora della pappa dell’ambito pesce.
E credo che domenica prossima la risposta non sarà “ti raggiungo” ma sarà “scendo con te”.