Tombarellando…

Ci sono giornate in cui i tonni non si fanno vedere.

E allora che si fa?

Se avete la fortuna di trovarli, potete ingannare il tempo con questi splendidi combattenti, che non saranno pregiatissimi ma che almeno in cucina ci arrivano…dato che con loro il guanto di velluto che si dedica ai tonni può essere messo da parte e ciò che conta è riempire la pancia.

Una giornata di tempo abbastanza inclemente: variabile allo sfinimento. Pioggia, poi sole, poi di nuovo pioggia, TANTA. Meno male che almeno il mare è accettabile. Partiamo in tenuta quasi invernale, incerate sopra le felpe, sopra maglie a maniche corte, sopra a canottiere…delle cipolle umane, anche il colore della pelle è lo stesso. Ma qualcuno non diceva che eravamo a Maggio?

Enrica, che mi ha amorevolmente accompagnato in veste di fotografa, rabbrividisce, ma stoicamente non si lamenta…maledicendo in silenzio il momento in cui ha accettato di uscire.

Mettiamo il naso fuori per vedere cosa gira. Alletterati ancora non se ne son visti, le palamite, quelle serie, son tre anni che paiono estinte, almeno in primavera. Tonni nisba, probabilmente si saranno affondati e allargati un pò, mica possono stare in trincea tutti i giorni. E poi è sabato, magari per loro è festa.

Però le mangianze ci sono, e neanche poche. Branchi enormi di acciughe minuscole si palesano sul pelo dell’acqua, gabbiani sopra, pesci sotto.

Che pesci? sgombri, cavalle e soprattutto loro, i tombarelloni nostrani: transgenici, arrivano fino a 3 kg, tutti i record europei omologati sulla specie li han fatti qui. Dei piccoli concentrati di tonno in scatola..anche se sono cugini dello sgombro, corrono come dei tonni.

Certo, con la carne del tonno hanno poco a che fare, ma dopo invernali mesi di digiuno e con un pò di maestria nella preparazione, anche intesa come pulizia, diventano assolutamente commestibili e, vi dirò, sorpendentemente buoni. Nella sezione ricette metteremo qualche consiglio a breve.

[quote]Come si pescano i tombarelli?[/quote]

Normalmente: si avvista una mangianza, ci si avvicina con cautela (sanno essere peggio dei tonni, in quanto ad udito e diffidenza), fino a distanza di lancio. Le esche principali sono i metal jig, che consentono lanci lunghi e precisi. Se si riesce a centrare la palla di acciughe, spesso basta chiudere l’archetto e arriva l’abboccata, in calata senza necessità di animare l’artificiale. I tombarelli infatti, ma anche i piccoli alletterati, viaggiano in gruppi molto folti, e la caduta di una “acciuga morta e sfarfallante” perfettamente imitata da un piccolo jig difficilmente passa inosservata…

Non tutti i jig hanno la stessa capacità di cattura, e non tutte le giornate sono uguali, naturalmente.

Questa volta ci siamo trovati di fronte a pesci molto difficili, quasi antipatici, che hanno rifiutato sistematicamente le nostre esche. Questo principalmente per due motivi: il numero di acciughe, in rapporto ai predatori, era elevatissimo, quindi il nostro jig aveva una possibilità di successo molto inferiore essendo uno tra milioni e non uno tra migliaia; inoltre, la taglia delle acciughe (si vede in foto) era molto molto piccola, molto difficile da imitare con degli artificiali che comunque devono essere sufficientemente pesanti (e quindi grandi) da ottenere lanci adeguati.

In queste occasioni può essere risolutiva la gomma, ovvero l’uso di piccoli siliconici magari con bombarda, o la traina di superficie, praticata un pò più distante dalle mangianze per allettare degli esemplari affamati che stanno cercando nuove prede. E proprio in questa situazione abbiamo avuto le nostre catture, tre bei tombarelli in un’ora circa, prima di essere scacciati da uno scroscio di pioggia troppo deciso per poter rimanere in mare..

Per apprezzare il combattimento con questi pesci, è fondamentale, sia a traina che a spinning, un’attrezzatura adeguatamente leggera. Noi elfi usiamo quasi esclusivamente la Hilado, della Eupro, molto divertente e assolutamente adeguata a questa taglia di pesci, con sufficiente “schiena” anche per reggere qualche “sorpresina oversize”.

Abbinata ad un mulinello classe 4000, con un trecciato sulle 15/20 lb, garantisce lanci adeguati e leggerezza strepitosa.

A traina la parola d’ordine rimane leggerezza. Canne 4/8 lb, massimo 6/12, armate con monofili adeguati al libbraggio (diametro 0.30/0.40 al massimo), e artificiali piccoli, come pin’s minnow e kona, generalmente tra i 3 e i 7 cm. Funzionano molto bene anche gli affondatori idrodinamici, specie quando il pesce non è in attività.

Le foto della giornata (courtesy Enrica Argentini, all rights reserved)

 

 

 

Inge
Ingegnere nautico (da cui il nick) con la passione della pesca, nasce a La Spezia nell'ormai lontano 1985. Inizia a pescare ancor prima di camminare, seguendo le orme degli illustri familiari, abilissimi pescatori di orate con lenza a mano e metodo tradizionale. Dopo anni di gloriosi insuccessi, passa inspiegabilmente alla pesca con gli artificiali, ed in particolare alla traina costiera e allo spinning sulle mangianze, di cui si innamora. Ne deriva uno smodato sentimento di amore-odio per i gabbiani, e una vista assai acuta, nonostante gli occhiali, per individuare i più piccoli cenni di mangianza da La Spezia a Capo Corso. Da qualche anno si è avvicinato, nel periodo invernale, alla pesca dei cefalopodi da Riva, con stranamente buoni risultati. Pescatore molto tecnico, detiene nel team anche il primato di pesca alle acciughe e alle aguglie con le mani, di cui è molto orgoglioso... Si può considerare il "tattico" del team, vista la sua passione per la tecnologia (dorme con il GPS) e meteorologia.

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