La Città Vecchia

Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi

ha già troppi impegni per calar le lenze in altri paraggi,

giovin driftaro canta la canzone antica dell’alaccia

quello che ancor non sai tu lo imparerai solo qui tra le mie braccia.

 

E se alla sua età gli difetterà la competenza

presto affinerà le capacità con l’esperienza

dove sono andati i tempi di una volta per il sardone

quando ci voleva per fare lo strike anche un po’ di vocazione.

 

Una gamba qua, una gamba là, gonfi del Pino

quattro disgraziati mezzo avvelenati fan capolino

li troverai là, col tempo che fa, estate e inverno

a stratracannare a stramaledire, i pesci, L’Inge ed il governo.

 

Loro cercan là, la felicità dietro a un scoglio

per dimenticare ‘sto cappotto infame con orgoglio

ci sarà allegria anche in agonia col vento forte

porteran sul viso l’ombra di un sorriso tra le trame della sorte.

 

Giovane Ingegnere cosa vai cercando in quel canalone

forse quello che solo ti può dare una lezione

quello che di giorno chiami con disprezzo totano infame

quello che di notte stabilisce il prezzo alle tue brame.

 

Tu lo cercherai, tu lo invocherai più di una notte

ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette

quando incasserai dilapiderai mezzo stipendio

diecimila euro per sentirti dire tataki egi cibi e via dicendo .

 

Se ti inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli

In quell’aria spessa carica di sale, gonfia di odori

lì ci troverai i pazzi i pescatori e il tipo strano

quello che ha giocato troppo con un grongo perdendoci una mano

 

Se tu penserai, se giudicherai

da buon borghese

li condannerai a cinquemila anni più le spese

ma se capirai, se li cercherai fino in fondo

se non sono gigli son pur sempre figli

vittime di questo mondo.

 

Care mogli, compagne, compagni, perdonateci…abbiate pazienza, in fondo siamo innocui….

E’ a voi che va dedicato il miglior augurio di Natale possibile.

Ciao Gianni…saluta Fabrizio lassù e chiedigli scusa per questa mia….

Il Polpo
Comandante di questa manica di sciamannati, classe 1966, pesca dalla veneranda età di 4 anni. Pesca pazza e disperatissima, citando studi di leopardiana memoria. Ha sperimentato tutte le tecniche di pesca meno la mosca e le bombe (non che siano assimilabili ma tant’è…), provando tanto e riuscendo in poco, grazie al perverso gusto di rimanere sempre affascinato dalla tecnica sconosciuta ai più, tralasciando quella più catturante. Ama in particolare la pesca con gli artificiali, che presuppone impegno, costanza e conoscenza... Ama ancor più inseguire i gabbiani, spesso inutilmente, perdendo completamente il controllo davanti ad una mangianza. In sintesi estrema, ama il mare con tutto sè stesso. Unica pecca: come perfetta nemesi dell'Inge, odia i cefalopodi , se non in cucina, e per questo loro lo cercano in continuazione...da cui il nome di battaglia.

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