Il paradosso del predatore

Mi capita ogni tanto di far qualche docenza o tenere qualche corso sul mondo che mi da da mangiare ormai da 28 anni e che quindi , probabilmente per osmosi e non per capacità, ho imparato a conoscere.

Raffrontando realtà locali con gruppi internazionali ultimamente mi è venuto naturale tirar fuori il raffronto con due predatori al culmine della catena alimentare, uno padrone della linea costiera ed uno che solca gli oceani per soddisfare le proprie esigenze.

La mossa del Lovasso

Il Lovasso, Ragno, Branzino o, in italiano, Spigola è il predatore stanziale del sottocosta, pesce appartenente alla famiglia dei serrannidi , la stessa delle cernie e delle perchie, classificato come Dicentrarchus labrax  è contraddistinto da un corpo muscoloso, coda potente bilobata ma non incisa, scaglie evidenti, bocca estensibile, colorazione più scura sul dorso e argentea su fianchi e pancia.

E’ un pesce eurialino, si adatta cioè tranquillamente a salinità diverse per cui popola foci, tratti di fiume lagune.

Il Lovasso è perfettamente adattato all’ambiente, è opportunista, è scaltro, è prudente e soprattutto sa far bene i conti.

Il suo corpo non è particolarmente idrodinamico, la sua coda potente muove tanta acqua  a discapito delle energie bruciate, può fare scatti velocissimi ma per breve tempo, deve tendere agguati per sopravvivere.

Per cui si fa due conti su quanto gli costa raggiungere una certa preda, quante calorie può trarne  e di conseguenza se val la pena muoversi o stare in apparente pacifica coesistenza con le sue potenziali vittime.

Il Lovasso non si fa scrupoli, mangia di tutto purché sia vivo o lo sia stato, è diffidente e non si fa prendere da grandi entusiasmi.

Caccia quando il rapporto calorico a suo vantaggio è favorevole, di notte, con acqua torbida, con bassa pressione, vicino al culmine di marea, in mezzo alla schiuma, dove può mimetizzarsi e fottere la preda.

Il Lovasso è onnivoro e se il latterino è nervoso, se il mugginetto è veloce e l’anguilla sgusciante un bel tarpone da un chilo che nuota di notte ignaro  in superficie può essere la sua scelta migliore.

La mossa del Tonno

Il tonno, in italiano tonno altrimenti noto come tonno appartiene alla specie degli sgombridi, è il pelagico per eccellenza , solca gli oceani pur di riprodursi, si muove instancabilmente alla ricerca di cibo e vive di prepotenza.

E’ il più forte, il più veloce (un po’ meno dei rostrati ma quelli son delle mammolette), è idrodinamico come una torpedine, la coda falcata è potentissima ed adatta alle alte velocita, ha un apparato circolatorio degno di un mammifero, è a sangue caldo e non si stanca mai.

Il tonno se ne fotte, mangia come una tramoggia, non ha paura nemmeno di Wolverine , spacca più pesci lui di Chuck Norris.

Pur essendo curioso è pure furbo, impara a mangiare dietro i pescherecci quando tiran su il sacco, si avvicina furioso ma scarta all’improvviso se c’è qualcosa che non torna, insomma è il predatore perfetto, e chi lo batte il tonno?

Il tonno tromba per un mese, provaci te.

Il tonno ha un unico comportamento curioso, davanti ad un ostacolo gira sempre a destra.

Sempre.

Guardate come sono costruite le tonnare, rete a sinistra spazio libero a destra, in sequenza, fino alla camera della morte, in cui si infila garrulo perché segue il suo istinto.

 

Ora identificatevi in uno dei due predatori, voi, la vostra azienda, siete Lovassi o Tonni?

Se siete Lovassi e volete sopravvivere ricordatevi che la diffidenza ed il mimetismo alle volte portano all’immobilità e alla conseguente morte per fame,  e che se accettate ogni tanto di ingollare, obtorto collo , qualche tarpone perché siete allo stremo alle volte c’è chi pesca col topo finto.

Se siete Tonni, beh a parte star sui maroni agli altri con la vostra indubbia potenza, io farei sinceramente un pensierino a girare anche a sinistra di fronte all’ostacolo, così, per prudenza.

E poi chiedete qualche consiglio al Lovasso, che conosce la zona.

Il Polpo
Comandante di questa manica di sciamannati, classe 1966, pesca dalla veneranda età di 4 anni. Pesca pazza e disperatissima, citando studi di leopardiana memoria. Ha sperimentato tutte le tecniche di pesca meno la mosca e le bombe (non che siano assimilabili ma tant’è…), provando tanto e riuscendo in poco, grazie al perverso gusto di rimanere sempre affascinato dalla tecnica sconosciuta ai più, tralasciando quella più catturante. Ama in particolare la pesca con gli artificiali, che presuppone impegno, costanza e conoscenza... Ama ancor più inseguire i gabbiani, spesso inutilmente, perdendo completamente il controllo davanti ad una mangianza. In sintesi estrema, ama il mare con tutto sè stesso. Unica pecca: come perfetta nemesi dell'Inge, odia i cefalopodi , se non in cucina, e per questo loro lo cercano in continuazione...da cui il nome di battaglia.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Le impostazioni dei cookie su questo sito sono impostati su "consenti cookies" per offrirti la migliore esperienza possibile di navigazione. Se si continua a utilizzare questo sito web senza cambiare le impostazioni dei cookie o si fa clic su "Accetto" di seguito, allora si acconsente a questo. more information

Le impostazioni dei cookie su questo sito sono impostati su "consenti cookies" per offrirti la migliore esperienza possibile di navigazione. Se si continua a utilizzare questo sito web senza cambiare le impostazioni dei cookie o si fa clic su "Accetto" di seguito, allora si acconsente a questo.

Close