Terminali per pesci serra in nylon

I suggerimenti del “Maestro di Serrosità” 🙂  Cirano Testai per un buon terminale a prova di Serra

Il terminale per pesci serra costruito con il cavetto d’acciaio American Fishing Wire e nylon (del quale abbiamo già parlato in passato) mantiene la sua validità per le occasioni in cui si traina a bassa velocità (fino a 1 nodo), magari volendo restare in un’area circoscritta; se invece si ha l’occasione di esplorare un’area di alcune miglia conviene trainare alla velocità di due nodi ed oltre, sia con esca viva sia con esca naturale morta ed impiegare un terminale di solo nylon di facile costruzione.

Si procede così:

1)      si taglia uno spezzone di 40 cm. di un filo da 0,40/050 che serve a raddoppiare il tratto finale, lo si accoppia al filo in bobina e si lega un amo circle hook ad occhiello con il nodo Snelling (una volta era conosciuto come nodo francescano), facendo in modo che il filo rimanga dalla parte opposta alla punta dell’amo;

2)      si taglia il filo in bobina alla lunghezza desiderata per il terminale (da mt. 1,20 a 1,60), poi si introducono i due capi nell’occhiello uscendo ovviamente dalla parte della punta dell’amo;

3)      a questo punto si introduce l’amo di traina (sempre entrando dalla parte opposta alla punta) e lo si fa scorrere fino all’amo catturante, poi si accoppiano bene i due fili e si uniscono con un nodo piano a tre volte, cioè passando per tre volte entrambi i capi dentro un a volta formata nel punto ove inizia il raddoppio del terminale;

4)      si blocca l’amo trainante alla distanza voluta per mezzo di un gommino ricavato dagli elastici per pacchi o comunque da una corda elastica, poi si fa il cappio per la giunzione con il moschettone.

Questo terminale si è rivelato anche più resistente perché trainando a due nodi ed oltre non può essere danneggiato dai denti del serra, in quanto al momento dell’attacco si ha uno spostamento in avanti di oltre un metro (a 2 nodi in un secondo si percorrono mt. 1,02) cosicché l’amo circle hook   va a piantarsi all’angolo della bocca, o al centro ma comunque fuori dalla portata dei denti. Per ottenere questo risultato è necessario stringere la frizione fino quasi allo strike (si deve ogni volta saggiare lo scorrimento del filo) in modo che al momento dell’attacco del predatore la cicala ci avvisi con un breve scorrimento; in questo modo si viene privati della musica più bella che un trainista vuole ascoltare, ma si viene ricompensati da un maggior numero di catture.

Impiegando esche come i cefali, o sugarelli di buona taglia si può impiegare l’amo Owner Mutu Circle Hook modello 5163-121 nella misura 2/0, o similari;  per i piccoli sugarelli o per le aguglie conviene adottare ami Owner Mutu Light Circle modello 5114-101 misura 1/0, oppure Gamakatsu Octopus Circle 1/0, o similari.

Nel caso di esche piccole (ricordiamoci che va bene qualunque pesce, ovviamente sono migliori quelli più visibili e resistenti) conviene impiegare anche l’anello da naso, da infilare nelle narici posteriori; per le piccole aguglie conviene, anziché trafiggere l’esca con l’amo, infilare la punta dell’amo catturante in un anello di gomma della ditta Stonfo, di quelli usati per innescare le cozze intere, e poi si dovrà procedere all’innesco facendo passare l’anello dal becco dell’aguglia.

Trainando alla velocità di due nodi ed oltre la distanza da poppa delle esche vive dovrà essere di almeno 60 metri, da aumentare se si aumenta la velocità. Per le esche naturali morte è sufficiente una distanza di 30/40 mt.

Il Polpo
Comandante di questa manica di sciamannati, classe 1966, pesca dalla veneranda età di 4 anni. Pesca pazza e disperatissima, citando studi di leopardiana memoria. Ha sperimentato tutte le tecniche di pesca meno la mosca e le bombe (non che siano assimilabili ma tant’è…), provando tanto e riuscendo in poco, grazie al perverso gusto di rimanere sempre affascinato dalla tecnica sconosciuta ai più, tralasciando quella più catturante. Ama in particolare la pesca con gli artificiali, che presuppone impegno, costanza e conoscenza... Ama ancor più inseguire i gabbiani, spesso inutilmente, perdendo completamente il controllo davanti ad una mangianza. In sintesi estrema, ama il mare con tutto sè stesso. Unica pecca: come perfetta nemesi dell'Inge, odia i cefalopodi , se non in cucina, e per questo loro lo cercano in continuazione...da cui il nome di battaglia.

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