Terminale per i pesci serra

 

 

Primo articolo di Cirano Testai, detto “Il Maestro”, sul nostro Portale.

Istruttore in diversi corsi di pesca e pescatore di grandissima esperienza, affronta in questo articolo la preparazione di un perfetto terminale per affrontare la difficile dentatura dei pesci serra, trainando esche naturali.

Un tocco di serietà e professionalità nella realtà di elfishing.it!

I terminali per il serra che realizzo da alcuni anni, ideati insieme ad un amico, si sono rivelati i più adatti alla cattura del serra.

Questi terminali mantengono una grande flessibilità grazie all’impiego dell’American Fishing Wire, il trecciato costituito da 19 microfili in acciaio inox nelle misure da 26 libbre (0,32 mm)  e 35 libbre (0,36 mm), e pertanto possono essere proficuamente impiegati con esche naturali vive o morte anche di piccole dimensioni, come per esempio l’aguglia allo stadio giovanile.

I terminali per la traina , ma anche per il drifting o la pesca da terra, è bene che abbiano gli ami mobili, in modo che possano essere infilati sottopelle (specialmente quando si impiega l’esca morta), iniziando la manovra con il collo  dell’amo rivolto verso la testa del pesce e naturalmente il gambo verso la coda, in modo da far rimanere l’amo ed il filo quanto più possibile aderenti al corpo;  per questo ho adottato per l’amo terminale il nodo Rapala, che si realizza così:

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Per una migliore finitura, atta ad evitare che il capo del filo possa agganciare alghe o sporcizia in sospensione come avviene spesso sul filo di corrente, si ricopre il capo stesso con una piccolissima striscia di gomma autoestinguente  non più larga di 2 millimetri (usata dagli elettricisti, è di facile reperibilità). La gomma si avvolge sulla parte di cavetto tagliata facendovela girare, pressandola e tirandola per allungarla nel medesimo tempo.

L’eventuale amo intermedio (che io monto solo per l’esca naturale morta di dimensioni medie o grandi), viene fermato solo nella parte “a valle”, cioè verso la coda, da uno stopper di filo per legare gli anelli, realizzabile con un’ansa e cinque passaggi del corrente,poi  una piccola perlina ed una perlina più grande quando la grandezza dell’occhiello dell’amo lo richiede; questo stop si può applicare anche dalla parte verso la testa,  ovviamente invertendo la posizione delle componenti: perlina, perlina piccola, stopper.

Il filo d’acciaio deve essere tagliato in una lunghezza di circa 50 centimetri, ma si può anche fare di un metro se si vuole ricostruire rapidamente il terminale danneggiato da un attacco;  si infila a questo punto l’amo di traino, che viene legato con un gommino recuperato dagli elastici per pacchi , quelli con i ganci alle due estremità; questo è il modo migliore per avere sufficiente tenuta e scorrevolezza per la regolazione della distanza tra l’amo di traino ed il catturante.

Si fa quindi un nodo piano nel quale si infila il capo di un filo di nylon di ottima qualità,poi si assucca il nodo del cavetto;  si fa scorrere per qualche centimetro il nylon e si taglia la parte schiacciata dal nodo, si fa scorrere ancora in misura sufficiente per fare il nodo di giunzione con un’ansa e tre passaggi del corrente al suo interno. Si asciuga il nodo alternando la manovra con lo scorrimento verso il nodo del cavetto finché i due nodi si toccano. Questa fase è la più delicata: bisogna asciugare progressivamente il nodo di nylon, senza portalo a contatto con il nodo del cavetto prima che sia ben serrato, e nello stesso tempo consentirgli di scorrere.

A questo punto si testa la resistenza della giunzione, senza stressare il nylon. Si misurano da 70 a 100 centimetri del nylon poi si fa un cappio per la giunzione rapida alla girella, oppure al moschettone. Si accorciano i capi del cavetto e del nylon e si ricoprono con la strisciolina di gomma autoestinguente.

Per realizzare i terminali da 26 libbre conviene impiegare il nylon dello 0,40, mentre per quelli da 35 libbre si deve impiegare lo 0,50. Non è consigliabile usare il fluorocarbon, perché occorre un monofilo elastico.

Quando si cattura il pesce , dopo che è stato guadinato e dissanguato si taglia il terminale a ridosso della girella, oppure si sgancia dal moschettone.

La descrizione testuale può forse dare l’idea di un lavoro complicato: in realtà questi terminali sono facili da realizzare avendo un minimo di manualità. Durante i corsi di traina per principianti che tengo annualmente, la maggioranza dei partecipanti riesce a costruirli in maniera accettabile dopo pochi tentativi. Non mi è mai capitato di perdere un serra a causa della rottura del terminale, perché questo filo “nudo”, cioè non ricoperto da nylon, e costituito da 19 microfili, scivola tra i denti del pesce, e non vi rimane a contrasto come invece accade spesso con il trecciato ricoperto di nylon, e questo giustifica ampiamente la notevole differenza di prezzo tra i due prodotti. Inoltre la flessibilità rende possibile l’impiego in tutte le circostanze e con qualsiasi esca. Con questi terminali ho catturato anche lecce intorno ai 20 kg., e questo ne conferma l’affidabilità.

Consiglio anche ai principianti di non montare più di due ami, il catturante ed il trainante perché se il serra sente il ferro durante il primo attacco, non ritorna più sull’esca.

Se  talvolta capita di fare catture con terminali a più ami, dipende dal fatto che c’è competizione tra i predatori: il primo serra attacca ed abbandona, il secondo inghiotte l’esca; questo lo si deduce dal fatto che in presenza di predatori isolati l’esca armata con terminali a più ami viene tranciata ed abbandonata. Tuttavia, disponendo di grosse aguglie atlantiche morte, o di grossi gronghi da zavorrare con circa 70 grammi e da trainare a 5 nodi , si possono montare più ami ed allora conviene montare ami  molto grossi, nei numeri 5/0 o 6/0, così solitamente l’inconveniente non si verifica, perché il serra rimane ferrato al primo attacco.

Ami di queste dimensioni sono consigliabili anche per l’innesco dei cefalopodi morti, perché può capitare che gli ami più piccoli vengano ricoperti dai tentacoli e non permettano una buona ferrata.

Se si intende innescare un’aguglia viva, è consigliabile infilare -a monte dell’amo di traina- un pezzetto di due-tre millimetri di un tubicino di gomma o plastica della giusta dimensione per serrare il becco dell’aguglia, per rendere più rapida l’operazione di innesco; conviene considerare che il diametro deve essere capace di accogliere anche il gambo dell’amo, quindi le prime volte si possono inserire due anellini di dimensione diversa, provvedendo poi ad eliminare quello non utilizzato con la punta di forbicine ben affilate.

Come per tutte le esche vive è inoltre necessario immergere le mani in acqua per raffreddarle, prima di toccare il pesce, per evitargli uno choc termico che potrebbe abbreviarne la sopravvivenza.

 

Il Polpo
Comandante di questa manica di sciamannati, classe 1966, pesca dalla veneranda età di 4 anni. Pesca pazza e disperatissima, citando studi di leopardiana memoria. Ha sperimentato tutte le tecniche di pesca meno la mosca e le bombe (non che siano assimilabili ma tant’è…), provando tanto e riuscendo in poco, grazie al perverso gusto di rimanere sempre affascinato dalla tecnica sconosciuta ai più, tralasciando quella più catturante. Ama in particolare la pesca con gli artificiali, che presuppone impegno, costanza e conoscenza... Ama ancor più inseguire i gabbiani, spesso inutilmente, perdendo completamente il controllo davanti ad una mangianza. In sintesi estrema, ama il mare con tutto sè stesso. Unica pecca: come perfetta nemesi dell'Inge, odia i cefalopodi , se non in cucina, e per questo loro lo cercano in continuazione...da cui il nome di battaglia.

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