Stanlio e Ollio

Come saprete la natura è stata classificata secondo un sistema inventato da Linneo, che divide tutti gli esseri viventi in una serie di ‘categorie’ e sottocategorie: regni, phylum, classi, ordini, genere e specie definiscono ogni singolo essere vivente scoperto fin’ora su tutto il pianeta.

Parlando di pesci entriamo in questa matrioska di categorie, o taxa, di cui conosciamo gli Agnati e gli Gnatostomidi…ma non è a una noiosa lezione di zoologia verso cui ci stiamo dirigendo: è solo un contorno per spiegare cosa accomuna due stranissime creature che ogni tanto abbiamo la fortuna di incontrare nel nostro mar Ligure e che a vederli possiamo paragonare per la loro forma ai due grandi comici del cinema. Parliamo dell’Opah e dell’Oarfish, i nostri due Stanlio e Ollio pinnati, che dalle nostre latitudini conosciamo anche sotto il nome di Pesce Re (Lampris guttatus) e di Re delle Aringhe o Pesce Remo (Regalecus glesne).

I nostri due protagonisti sono cugini di secondo grado, fanno parte cioè dell’ordine dei Lampridiformi, pesci perlopiù abissali e pelagici, che presentato forme e colori non facilmente riscontrabili nella fauna ittica alla quale siamo abituati.

Se da pescatori assidui delle nostre acque avrete la fortuna di allamarne uno, sicuramente la prima cosa che penserete sarà quella di avere all’amo una qualche creatura mitologica. L’oarfish per esempio può raggiungere lunghezze veramente record, dell’ordine anche di una decina di metri!! Quindi se voi e la vostra attrezzatura non sarete a far compagnia ai pesci, potrete raccontare un’esperienza accomunabile a quella degli antichi marinai che, solcando i mari, avvistavano creature mostruose e serpenti L’opah, è una preda ambita soprattutto per la qualità delle sue carni, ma anche le sue dimensioni sono di tutto rispetto sebbene per la sua forma ricordi più un pesce luna con la coda; non aspettatevi quindi una lotta facile e scontata.

L’aspetto che lega i due così strettamente è il colore, nonostante la forma sia completamente diversa: le pinne sono di color rosso fuoco e il corpo argenteo presenta tonalità blu maculato sulla parte dorsale e ventrale; l’Opah ha due pinne ventrali molto sviluppate che utilizza come ausilio alla piccola coda, mentre l’oarfish non utilizza le pinne ma il movimento serpentiforme e la forma allungata del corpo gli permette di nuotare.

Entrambi fanno una dieta a base di organismi planctonici, calamari, molluschi e meduse ma non hanno denti ed è così raro vederli e catturarli perché vivono a profondità elevate, soprattutto esemplari di grandi dimensioni, anche se la riproduzione avviene sempre sotto costa e la fase giovanile viene vissuta a basse profondità.

Il web è pieno di video e notizie di avvistamenti, basta cercare e potrete vedere foto e video di catture impressionanti, quindi ogni volta che allamerete qualcosa di grosso davanti alle Rosse o al largo del Ferale durante una traina sono sicuro che per un attimo penserete a uno di questi grossi e strani predatori, abitanti di un mondo per noi buio e irraggiungibile ma ricco di sorprese e biodiversità.

David Pinza 2012©

David
Spezzino per diritto di nascita dal 1981, da bambino sognava di fare il pompiere…sogno perso per strada. Diplomato (con fatica) al liceo, decide durante un ferragosto con i piedi in acqua di iscriversi all’università all’indirizzo marino del corso di Scienze e Tecnologie per l’Ambiente dell’Università di Pisa, più che altro per avere una scusa per potersi brevettare come sommozzatore. Da allora con l’acqua di mare nelle orecchie cerca di avvicendarsi in mille specializzazioni e corsi uscendone prima come tecnico dell’ambiente subaqueo e poi come operatore scientifico subacqueo. Amante della fotografia, è stato recentemente impegnato in un progetto guida per il trapianto di Posidonia oceanica lungo le coste laziali, ma segue l’avventura di elfishing da sotto la superficie marina per colpa del Peve…”

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