Solo per sfacciatissime femmine di mare (2)

Le creaturine del mare si svelano, è vero, tutte pian piano, poco per volta quando il tempo e l’acqua sono in vena di concedercene la vista. Di solito siamo concentrate sulla crema da spalmare, sul sole da prendere, sulla nuotata da effettuare ma…sotto….c’è sempre qualcosa sotto, spesso di assai più interessante che in superficie.

L’altra volta ci siamo soffermate sui pescatori di cozze, QUI , oggi ci immergiamo per stanare insieme una nuova creatura: il sirenetto del diving! Scoperto giusto da poche settimane.

Questa specie acquatica consiste in sinuosi esemplari, io credo ormai assolutamente selezionati apposta per irretire le signore anche più attempate, e invogliarle ad ammirare i fondali marini salendo su sballottanti e instabili gommoni  per cifre non così irrisorie.

Isola dell’arcipelago sardo, agosto, allegra brigata, ci sono anch’io.

Ci presentiamo all’imbarco del diving per prendere accordi. Ed ecco venirci incontro questo incanto di ragazzo… barba volutamente mal curata …riccioli biondi …occhione verde, altezza notevole. Un sardo anomalo. Non per bellezza o per altezza (ne svettano ormai diversi anche lì, sempre bellissimi), più che altro per i colori.

Il tempo di cercare l’assenso tra le amiche… e già me le ritrovo tutte dentro al gommone, persino quella che ‘Non ci salirò mai, potrei morirne per i traumi pregressi alla schiena!”

….Con il sorriso più convincente del mondo il giovane l’aveva presa per mano assicurandole che con lui accanto non si sarebbe fatta assolutamente nulla …andatura due nodi, mare piatto, ’l’importante’ per lei, le disse, ‘era stare in piedi durante il breve percorso’.  E la simpaticissima amica ridendo: “Ah stia ben certo che non mi allontanerò di un passo”, nel frattempo ci strizzava l’occhio sorniona perché le facessimo più foto possibile accanto al fascinoso mentre lei, ogni volta, con nonchalance gli si avvicinava in modo da rimanere immortalati tipo coppietta in gita solitaria.

Reportage che poi le abbiamo fatto pagare, per l’esclusiva, quasi quanto un book matrimoniale, con ignobile ricatto. Mentre lui, capito tutto, stava allegramente al gioco.

 

Entrati in acqua cominciamo l’esplorazione dei fondali, con il nostro capo diving che si raccomanda di seguirlo con attenzione perché ci porterà alle tane di cernie, murene, etc.

Ovviamente i maschi cominciano ad andare un po’ per i fatti loro richiamati subito all’ordine, mentre le donne, chi con la scusa del ‘non so nuotare bene’ (apneiste provette), ‘temo le profondità’ (sommozzatrici con brevetto), etc etc. si tengono attentamente  intorno al ‘capo cordata’ legato al suo segnalatore con bandierina.

Ed ecco che l’animalino acquatico si produce inaspettatamente ai nostri occhi con la civetteria e la sicurezza di se che ti aspetti da una sirena marina: scende con movimento sinuoso …descrivibile solo pensando ad un apneista di profondità alla Pellizzari…fisico asciutto allungato all’inverosimile grazie anche alle lunghe pinne, mentre comprime il torace in compensazione, e le braccia, intrecciate tra loro che si estendono in avanti verso il profondo, accompagnando il corpo a formare una sorta di moto ondoso indipendente, che taglia il silenzio dell’acqua.

Non posso trattenermi…..sorrido, sa di essere guardato…è palese: si sta esibendo per noi.  E in un attimo mi sento per la prima volta dall’altra parte, quella di chi guarda. Mi sento come quegli uomini attempati che senza pudore guardano la donnina che scodinzola loro davanti, e lo faccio per il semplice motivo che è ‘lei’ che si espone, ‘lei’ che si lascia volontariamente guardare …sensazione nuovissima, strana.

Padrona della situazione sempre, ma questa volta dall’altra parte, spettatrice, mi vedo già sfacciatamente col mio inseparabile filu ferru in mano e la sigaretta tra le labbra a tirare fuori voluttuosamente il fumo alla Bacall o alla Dietrich mentre osservo con occhio torbido la scena di lui che si esibisce per me. Comprendo in un lampo di essere arrivata a quell’età in cui anche una donna impara a saper assaporare finalmente alcuni piccoli (biechi )particolari oltre all’arcobaleno dopo una giornata di pioggia o il gattino che salta per la casa. Una consapevolezza di me che permette senza esitazione magnifici cambi di ruolo.

L’acqua che entra nella maschera mi fa tornare al reale, ..veloce risalita a svuotarla…ho il mutino, fa quasi caldo.

Appena il tempo di re-immergermi ed ecco mi accorgo che lo show  non è finito….ridiscende anche lui…ci indica una cernia che ovviamente nessun altro vede a quella profondità …si infila sotto una roccia..e poi si adagia supino sul fondo, braccia conserte sotto al capo… comincia a formare anelli d’aria come si fanno col fumo, e a giocarvi pure acchiappandoli poi tra le dita. Si ripete diverse volte mentre intanto invita il nostro sub più esperto a scendere alla sua profondità…ma quasi ci rimane secco ed è costretto a risalire.

Una sorta di conferma a dire: ‘sto facendo lo sborone ma ho tutte le carte in regola per farlo’.

 

Torniamo a riva felicissimi….l’escursione è stata eccellente e l’euforia ci permette di lasciargli anche la mancia nonostante il tutto non fosse proprio regalato ma…..bisogna dire che il ragazzo se li è meritati proprio tutti, quei soldi. Aveva ragione ^.^.

Detto questo, con lui non abbiamo visto quasi una cippa di niente nelle profondità marine, in compenso subito dopo ci siamo immersi da soli in un’altra parte dell’isola e allora sì che abbiamo ammirato il repertorio più ampio di pesci giganti mai visto prima. Con un sorriso in più e la promessa di ritornare.

Dimenticavo…non so come il fogliolino con su scritto il suo numero di cellulare…. ce l’ho io ;-).

Ale
Che dire, se negli anni ’70, d’estate, qualcuno vedeva una bimba solitaria con cappellino marinaro seduta sul bordo di un vecchio pontile di legno presso l’Arenella di Portovenere, con una lenza in mano, ero io. Non ricordo quando ho cominciato, ma a 7 anni per certo inseguivo babbo sott’acqua, lui a pesca col fucile, io dietro col retino imperterritamente convinta di riuscirvi anche così. Ormai è storia (vecchia) che in assenza di lenza e retino mi arrangiavo pescando piccole bavose di scoglio anche col sacchetto del bondì, doverosamente divorato prima. Per molti anni ho rilasciato tutte le prede, poi sono diventata ‘cattiva’ quando le dimensioni loro e mie sono aumentate. Ho avuto pochi ma magnifici maestri, che, bontà loro, mi portano appresso: pare io porti bene. Prediligo la pesca col vivo in mare, a bolentino traina e scarroccio; per poco (anno con ghiaccio sottile) mi è sfuggita la pesca nei laghi del Nord, ma ‘ce l’ho qui’...devo ritentare. Non amo descrivere tecniche (che lascio agli esperti) ma sensazioni. Per il resto sono archeologa.

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