Slow Pitch: nuove esperienze di jigging?

Slow Pitch Action

L’efficacia delle tecniche di pesca provenienti dal Sol Levante anche nel nostro Mediterraneo è ormai assodata; sono sotto gli occhi di tutti i straordinari successi di catture (e di vendite) delle attrezzature da Vertical Jigging e, in seguito, da Inchiku, Kabura e in ultimo da Tenya.

Tra queste, il Vertical Jigging ha senza dubbio avuto il grandissimo merito di aprire la strada ad una nuova mentalità di approccio alla pesca con gli artificiali e, soprattutto, ad una nuova idea di pesca “di ricerca”, con ecoscandagli e strumenti sempre piu sofisticati alla ricerca dei migliori spot in profondità dove calare le nostre esche. Il VJ ha consentito una scolarizzazione di massa della stragrande maggioranza dei pescatori, specie tra i più giovani, avvenuta grazie ad una massiccia campagna di “sensibilizzazione” tramite forum e siti internet, che hanno esteso enormemente capacità e conoscenze dei pescatori di casa nostra, che hanno scoperto strumenti di elevatissimo valore tecnico fino ad allora noti solo a garisti e grandi appassionati (un esempio tra tutti: il filo trecciato e relativi nodi!)

D’altro canto, la facilità con cui si conseguivano catture strepitose e impensabili hanno portato ad un vero “boom” della tecnica, con l’avvento di migliaia di appassionati “improvvisati” che ha portato qualche eccesso di troppo e anche ad una convinzione “esagerata” in alcuni, convintisi di possedere abilità e tecnica già dalle prime uscite. Con il passare del tempo e con l’inevitabile aumento della diffidenza del pesce, solo in pochi hanno continuato ad ottenere risultati soddisfacenti, e in molti hanno deposto le armi da Vertical, intasando i mercatini dell’usato di attrezzature ormai obsolete.

Come senz’altro sapranno i nostri lettori, la tecnica “originale” presenta infatti il deciso svantaggio di richiedere un grosso dispendio fisico, e l’avvento di altre tecniche più riposanti e con una più ampia varietà di prede catturabili hanno contribuito a disperdere ulteriormente la pattuglia dei jiggatori veri e propri.

Adesso, dal paese del Sol Levante, sempre attento all’evoluzione del comportamento dei pesci e, soprattutto, del mercato degli artificiali (e dei pescatori, sempre alla ricerca di nuovi modi per spendere…) arriva una nuova tecnica che mira a risvegliare la passione del jigging, estendendone però la varietà di prede catturabili e, soprattutto, diminuendo sensibilmente il dispendio fisico richiesto. La tecnica prende il nome di Slow Pitch o Slow Jigging.

Slow Pitch: come si pratica?

Lo slow Pitch è un jigging “al rallentatore”, che si pratica con oscillazioni cadenzate a ritmo molto lento e recuperi coordinati.

Come si può vedere nel video di seguito (per chi sa il giapponese, probabilmente è interessante anche il commento…), il movimento può avere diverse cadenze, ma la costante è la “lentezza” e l’assenza di sollecitazioni esagerate. Non è errato, tutto sommato, pensare ad un movimento a metà tra inchiku e jigging.

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Il movimento sopra descritto consente all’artificiale di “sfarfallare”, sia in caduta che in risalita, scartando lateralmente in maniera molto adescante e “alternativa”, sorprendendo il pesce e presentandosi in maniera completamente diversa rispetto a quanto accaduto finora. Inoltre, la “lentezza” del movimento consente a prede anche non eccessivamente “scattiste” di avventarsi sull’esca, allargando la varietà di catture.

Funziona anche da noi? Pare di sì, a vedere qualche video in rete.

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“Slow pitch = altra attrezzatura da comprareeee?”

La mia prima reazione all’arrivo della nuova tecnica, è stata osservare il mio portafogli (vuoto), e scuotere la testa. Altre spese?

In realtà, la tecnica sembra prestarsi all’utilizzo con canne piuttosto simili a quelle da inchiku, proprio a causa dei movimenti non troppo dissimili, o comunque da light jigging, per cui chi ha gia avuto modo di affrontare queste tecniche può provare un primo approccio senza svenarsi.

Il vero segreto di questa nuova tecnica sta infatti nell’esca, che deve essere estremamente “piatta” e svolazzante, per massimizzare l’effetto di sospensione e scartamento che è l’attrattore principale per la preda. L’immagine che apre il pezzo è molto eloquente.

Dato che l’esca trascorre la maggior parte del tempo in posizione orizzontale e si presta ad essere attaccata da entrambi i lati, normalmente viene posto un amo (modello assist hook, con cordino) o una coppia di ami per ciascun lato. Gli ami devono essere molto leggeri, per aumentare la possibilità di essere “aspirati” dal pesce.

Jigging Italia, una delle prime aziende a lanciarsi nell’importazione del nuovo materiale per la nuova tecnica, segnala come in arrivo imminente un artificiale mirato dell’azienda XESTA. Lo XESTA FLAP, è un artificiale appiattito , simmetrico, dalla forma molto accattivante, ideato appositamente per questa tecnica.

Cesta Slow Pitch

 

 

 

 

 

 

 

 

L’artificiale non compare ancora nello shop di Jigging Italia, quindi non possiamo ancora indicarvi prezzo e grammature previste; in attesa di provarli (dovrebbero essere disponibili a giorni), secondo noi è possibili testare la tecnica con qualche artificiale già presente nelle nostre jig bag impolverate, quali ad esempio gli intramontabili Tamentati della DUEL, oppure qualche inchiku dalla forma simile, come quelli prodotti da Eupro, sistemati a dovere.

A presto, per qualche considerazione “canna in mano”!

 

Immagine di copertina: Slow Pitch Action (da www.fishonmag.com)

Inge
Ingegnere nautico (da cui il nick) con la passione della pesca, nasce a La Spezia nell'ormai lontano 1985. Inizia a pescare ancor prima di camminare, seguendo le orme degli illustri familiari, abilissimi pescatori di orate con lenza a mano e metodo tradizionale. Dopo anni di gloriosi insuccessi, passa inspiegabilmente alla pesca con gli artificiali, ed in particolare alla traina costiera e allo spinning sulle mangianze, di cui si innamora. Ne deriva uno smodato sentimento di amore-odio per i gabbiani, e una vista assai acuta, nonostante gli occhiali, per individuare i più piccoli cenni di mangianza da La Spezia a Capo Corso. Da qualche anno si è avvicinato, nel periodo invernale, alla pesca dei cefalopodi da Riva, con stranamente buoni risultati. Pescatore molto tecnico, detiene nel team anche il primato di pesca alle acciughe e alle aguglie con le mani, di cui è molto orgoglioso... Si può considerare il "tattico" del team, vista la sua passione per la tecnologia (dorme con il GPS) e meteorologia.

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