Silenzi

C’è un luogo, nel fondo del mare, dove l’animo umano si rifugia per non essere visto. Un posto profondo e scuro dove tutto è pace, e dove poter riposare senza essere disturbati, a quietare le molte tempeste che si verificano in superficie.

Sul fondo il peso stesso dell’acqua calma il moto del mare. Vi penetrano solo alcuni calamari giganti aiutati nella propulsione dalle loro acque interne, dosate alla perfezione.
Qualche corrente di profondità pure, ogni tanto, si incanala seguendo percorsi a lei noti.
Un mondo di suoni ovattati, magnifico per ritrovare silenzi. Ogni tanto lievi bagliori di piccole creature abissali illuminano come lucciole il buio.

Ci sta l’animo. Ci passa come detto un calamaro di sfuggita, e i pensieri che si cerca di annegare trascinandoli giù, per non far ritrovar loro la strada.
E così con la mente si uccidono ricordi forse talvolta indifesi, divenendo inconsapevolmente assassini. Per sopravvivere.
Altri se ne portano dietro, invece, a coccolarli nella tranquilla pace del profondo, in modo che nessuno possa distrarcene.

Allora la mente si immerge e guarda il mondo marino attraverso il vetro ancora intatto di un relitto, o da un grande bivalve trasparente che si chiude in maniera ermetica a farla godere di quel paesaggio da sogno, mentre squali e altre creature vi nuotano sopra, senza avvertirne la presenza.
E con quel magnifico pensiero immerso, mi addormento le volte in cui, altrimenti, mi inghiottirebbe la notte.

(nella foto: Guillaume Nery)

Ale
Che dire, se negli anni ’70, d’estate, qualcuno vedeva una bimba solitaria con cappellino marinaro seduta sul bordo di un vecchio pontile di legno presso l’Arenella di Portovenere, con una lenza in mano, ero io. Non ricordo quando ho cominciato, ma a 7 anni per certo inseguivo babbo sott’acqua, lui a pesca col fucile, io dietro col retino imperterritamente convinta di riuscirvi anche così. Ormai è storia (vecchia) che in assenza di lenza e retino mi arrangiavo pescando piccole bavose di scoglio anche col sacchetto del bondì, doverosamente divorato prima. Per molti anni ho rilasciato tutte le prede, poi sono diventata ‘cattiva’ quando le dimensioni loro e mie sono aumentate. Ho avuto pochi ma magnifici maestri, che, bontà loro, mi portano appresso: pare io porti bene. Prediligo la pesca col vivo in mare, a bolentino traina e scarroccio; per poco (anno con ghiaccio sottile) mi è sfuggita la pesca nei laghi del Nord, ma ‘ce l’ho qui’...devo ritentare. Non amo descrivere tecniche (che lascio agli esperti) ma sensazioni. Per il resto sono archeologa.

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