Serra col vivo, in nonchalance…

Te la senti per un’uscita suicida?

Quando il comandante chiama do un occhiata al cielo e penso… “questo è fuori di melone” schiaccio il tasto rispondi sullo smatphone e scrivo “vediamoci alla mezza”.

Le previsioni non parlavano di mare mosso ma di vento e pioggia, quelli si. Non sarebbero mancati. Il barcaiolo che ci traghetta al fisherman ci guarda compassionevoli.

Partenza a randa. Mi porto la canna da spinning anche se avrei potuto lasciarla tranquillamente a casa: Nella pancia della barca Il Polpo ha un arsenale che farebbe rabbrividire il più fornito negozio di pesca di Miami.

Ben consapevoli di non potersi allontanare tanto dalla costa, dove magari qualche mangianza si può vedere, ci mettiamo a bordeggiare la costa della grotta Byron con obbiettivo ricerca del vivo da trainare.

Una matassina e un due ami innescati a coreana fanno ben presto il loro mestiere consegnandoci aguglie e qualche occhiata. Nel frattempo il Tino sparisce sotto un acquazzone. L’Inge dalla sua sala controllo inizia a tempestarci (come se di tempeste avessimo bisogno) di bollettini meteo: “Quella che vedete ve la lasciate a S-SW. Occhio a quella che vi prende dal Muzzerone”. Ovviamente eravamo alle Nere, sotto il Muzzerone a trenta metri dalla costa e i goccioloni iniziano copiosi. Il comandante si mette la cerata e mi indica sottobordo quella per me. Gialla. Fa tanto pescatore. Fa tanto Perfect Storm.

All’altezza dello scoglio Galera le raffiche di vento ci consigliano di evitare di raggiungere il Ferale. Scemi si ma quando è troppo…

Virata morbida (in acqua quattro traine) e rotta verso San Pietro. Da li vogliamo costeggiare la Palmaria fino al canale del Tino, entrare per poi raggiungere con il periplo dell’isola Torre Scola.

Tre traghetti di linea, uno dietro l’altro ci obbligano ad allargarci e a farci perdere un po di tempo, che si rivelerà determinante. quando arriviamo davanti alle bocche di Porto Venere ci vediamo “live” un muginotto che in modalità “AIUT!!!!!” salta tre-quattro volte proprio sulla linea di confine tra il canale e il mare aperto andandosi a schiantare sull’ultima protuberanza della Palmaria. E’ una cacciata. Non serve neanche dire “Bau”. entriamo nel canale a un nodo scarso. Domando al Polpo se l’avere due traine affondate così possa essere pericoloso, soprattutto per lo “scalinoi” che si incontra entrando, ma lui è fiducioso. Entriamo una ventina di metri ed ecco che la canna posizionata a dritta inizia a piegarsi. “Scoglio”. Metto la folle mentre il comandante la agguanta. “Peve questo scoglio ha le pinne”. Inizia il combattimento, nell’arena naturale che è lo specchio d’acqua stretto tra la cava del Carlo Alberto, in Palmaria, e il lungomare e Calata Doria a Porto Venere. Speriamo che i presenti si siano goduti la scena. Sucessione di salti, fughe, ripartenze. Un bel duello con un  Serra che vende cara la pelle, ma che viene a bordo.

Uscita di basso profilo ma che alla fine ha dato la sua soddisfazioncella ceh verrà poi bissata intorno a Torre Scola con un altro serrotto di dimensioni più contenute. Il tempo è balordo assai e trainando bordeggiando i vivai della diga foranea rientriamo a Lerici con la soddisfazione di aver fatto tutto a regola d’arte in una giornata che permetteva solo questo tipo di uscita:  Caccia al vivo, innescato sul mitico terminale del Maestro (due ami uno del 2 e uno del 4, nylon del 45 e spezzone di cavetto d’acciaio american fishing wire da 16 lbs) e trainata a cercar fortuna e Leccie. Queste non sono arrivate ma anche i due serra ci hanno soddisfatto. Il giorno dopo altro sms alle otto del mattino… “ci riproviamo?” ma sono impegnato e devo dare forfait. E’ la chiamata del Polpo che comunque esce in solitaria che fa sobbalzare. “Peve mi serve un fotografo”. Ma questa storia, ve la racconterà lui….

Peve
E' l'apprendista Elfo del Team. Nonostante abbia più anni che la tosse si è avvicinato alla pesca a spinning da un anno e mezzo, plagiato dall'Inge. Tra i suoi ricordi di bambino le parole "muriddu" e "tremolina". Ha completamente perso lucidità da uno schiaffone preso da una Lampuga sugli scogli di Bonassola. Se nel giro di 20 miglia non c'è un sugarello, lui lo allama comunque. Amante del mare e della buona tavola, sogna uno strike "da terra". Nel recente inverno ha sperimentato con discreti risultati l'Egi Fishing, tecnica di pesca da lui definita "Scarafoni Fishing". Non sono "fine"...e per funghi dico ampiamente la mia... e di che tinta...

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