Semplice report di pesca a ridosso di agosto

In mare dopo quasi un anno, dopo quel giorno di settembre in cui Fabio se n’è andato (leggi).  Subito berte e gabbiani a litigarsi coi tonni le piccole prede intorno che io non riesco a vedere…. aguglie…  sardine… non distinguo, troppo lontano. Ma sono proprio quegli animali che per primi riaccolgono il mio inoltrarmi, a far convergere, immediato,  il pensiero in lui.

E’ un lampo: tutto torna, niente è per caso.

Contrasto la malinconia che accompagna le berte in quel ricordo e le saluto con un sorriso, così come ho promesso tempo prima, e mi appresto alla pesca.

Giornata caldissima, non un filo di vento.

Siamo in quattro e decidiamo di pescare a scarroccio… si preparano le canne, si agganciano i piombi e si innescano gli ami (col vivo). Il tempo alla lenza di scendere quei  50-60 metri… pochi secondi e zac… la solita magnifica sensazione della vita sul fondo che ti risponde e scuote l’amo….. ed ecco la trasformazione, mia.

Non perdo il pensiero dietro al fumetto dei pesciolini tipo Nemo che parlottano tra loro, né mi soffermo sulla magnificenza della loro vita sul fondo. Mi eccita invece il pensiero che ci sono, e il ‘fumetto di pesce’ che ne posso ricavare.

Il sangue ribolle e la loro forsennata ricerca di cibo diventa una sfida al mio amo. Divento cattiva quando devo predare e ciò che mi piace è che a differenza degli animali gregari non mi eccita il gruppo o l’attacco di gruppo ma la solitudine, mia, nell’entrarci dentro a creare scompiglio. Se poi la sfida è tra una pescatrice (di indole) solitaria e un pesce solitario tanto meglio, e se mi da filo da torcere si merita pure che io lo rilasci.

 

Sempre che non sia troppo buono da mangiare, perché come detto,  a differenza del pesce io sono buona fino a un certo punto.

 

E così ferro…. tiro un palmo la lenza… c’è. Recupero e sento che a tratti scoda e combatte… carne bianca penso…. tanuta o pagello. Ed è tanuta. La riconosco ormai dal profondo, come si fanno riconoscere l’orata già solo a ‘sgranocchiare’ l’esca, o quella biberona della lampuga. Ogni pesce si sa affronta l’amo in maniera diversa, ormai ne so riconoscere parecchi ma il dentice, ammetto, mi manca.

Uno di loro mi sputa dentro la barca un pesciolino che a prima vista pare un’aguglietta… ma il profilo, se pur già attaccato dai succhi gastrici di chi l’ha ingoiato me lo fa sembrare un barracuda appena nato… del resto ha il musotto già cattivo… da predatore. Certe volte va male pure a loro, è la vita.

 

Decido di innescarlo (ci fosse un moscone innescherei pure quello)… solo che ha già perso consistenza…va buò ci provo. Calo e zac sento la tirata, decisa. Non me l’aspettavo così presto, e ferro forse un pelo in ritardo…. questa volta ha vinto il pesce e mi piace, un po’ per uno.

 

Alla fine abbiamo tirato su tanute, pagelli, alcune tracine, saraghi e poco più, tutto pesce medio (i piccoli li abbiamo rilasciati), niente di esorbitante ma tutta roba buona per una zuppa, una frittura e una spadellata.

Smetto di pescare per dare maggior spazio ai colleghi e mi siedo a poppa, coltello in mano decido di squamare e pulirne subito alcuni …meglio che in mare non ce n’è per farlo; e poi le tracine le trattiamo solo il comandante della barca ed io…gli altri non si avvicinano nemmeno.

Come inizio ci si accontenta. Tra pochi giorni si comincia a far seriamente.

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Ale
Che dire, se negli anni ’70, d’estate, qualcuno vedeva una bimba solitaria con cappellino marinaro seduta sul bordo di un vecchio pontile di legno presso l’Arenella di Portovenere, con una lenza in mano, ero io. Non ricordo quando ho cominciato, ma a 7 anni per certo inseguivo babbo sott’acqua, lui a pesca col fucile, io dietro col retino imperterritamente convinta di riuscirvi anche così. Ormai è storia (vecchia) che in assenza di lenza e retino mi arrangiavo pescando piccole bavose di scoglio anche col sacchetto del bondì, doverosamente divorato prima. Per molti anni ho rilasciato tutte le prede, poi sono diventata ‘cattiva’ quando le dimensioni loro e mie sono aumentate. Ho avuto pochi ma magnifici maestri, che, bontà loro, mi portano appresso: pare io porti bene. Prediligo la pesca col vivo in mare, a bolentino traina e scarroccio; per poco (anno con ghiaccio sottile) mi è sfuggita la pesca nei laghi del Nord, ma ‘ce l’ho qui’...devo ritentare. Non amo descrivere tecniche (che lascio agli esperti) ma sensazioni. Per il resto sono archeologa.

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