Prendere ma non riprendere

sottospecie di report al cal(am)ar di ottobre-

Nell’ultimo scorcio di ottobre ci siamo finalmente concesse (me e me medesima), due giornate continuative di pesca dopo due mesi di durissimo e quasi inutile lavoro.

Ma magari no e si son gettate le basi per piacevoli sorprese, vedremo.

Sardegna, uscita a bolentino e scarroccio. Bolentino di giorno a caccia di pesce; scarroccio di sera, obiettivo: calamari. Fosse per me mi fermerei tutta la notte per continuare, a traina col vivo, l’alba di domani; ma Compare la pensa, saggiamente, in maniera diversa.

Piccola parentesi per chi sostiene che non esistano donne di mare: …da questi moli io vedo sempre donnine anziane che magari vengono a cercar di racimolare la spigola da stendere su un letto di patate per la cena a seguire.

In uscita dal porto infatti immortalo due splendide vecchine quasi ottuagenarie che si son fatte portare in auto dalla figlia …. estraggono le loro canne e si preparano alla pesca dal molo. Una ci viene a chiedere gentilmente, con un barattolino in mano, se abbiamo dei bigattini da donarle… ma il primo giorno abbiamo dietro solo artificiali e mi sento una merdaccia a non averla aiutata…. perchè mi proietto in lei nel futuro (magari più caruccia e snella) e mi vedo che non mi soccorro neppure da sola. Ma che posso farci.

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Uscire con Compare è sempre una garanzia…. può andare anche male, ma qualcosa si raccatta sempre con lui: preciso e meticoloso nella preparazione di misure e lenze perfette. E non sbaglia mi, quando gli butta male è proprio perché gli si strappa un’intera filza di artificiali quando l’ultimo o il piombo vanno ad incastrarsi tra gli scogli in profondità.  Io che ammiro tanta perizia e non trovo praticamente mai il tempo per riandare a imparare, come da piccola, la preparazione di ogni segmento di calibratura.

Ad esempio trovo affascinante la legatura che riesce a fare tra lenza ‘madre’( in trecciato) e finalino (non osate chiedermi i nomi tecnici perché li aborro e non mi interessano… trecciato e lenza in nylon vanno benone per me per capire cosa mettere quando-dove).

Onda lunga, sciroccaccio umido che ci tiene le mani fradice per tutto il giorno fino alla notte. Persino i panini sono fradici e ammosciati. Sgranocchiamo mandorle inumidite pure loro mentre si parlotta del più e del meno; ma a tratti e sommessamente, come piace a noi…. senza casino, senza troppi rumori e odiando già il primo telefono che squilla.

In breve: pesci di tutti i tipi e in quantità, ma di dimensioni da paranza: sarrani, pagelli, donzelle, saraghi, tracine (una grossa), persino due pesci pettine subito ributtati nel timore fossero protetti. E devo dire che ne è uscita in effetti un’ottima frittura di paranza.

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Verso l’imbrunire abbiamo cominciato a calare anche una lenza da calamari, lì…. da sola.

Una ventina di minuti… controllo… peso. Una seppia. Più tardi pure un polpetto, e finalmente il primo calamaro, grandicello.

Via, cambio attrezzatura. Da buon mozzo vado a tirar su l’ancora (mi fanno ancora male i polsi, sono diventata un impiastro ma stringo i denti e procedo). Si scarroccia col pallone per frenare un poco la corrente. Che il primo giorno porta via ugualmente e ci fa perdere continuamente il fondo, ma  si riesce a pescare a buon modo con dignità.

Il secondo giorno a forza di spostarci troviamo un tratto di mare ridossato e calmo almeno in superficie. Neanche questa volta c’è luna, ma a differenza del giorno prima un leggero chiarore che proviene dal largo illumina debolmente la notte. Ma venerdì no…..nero come pece tutt’intorno, silenzio e umidità al 100%….pareva di essere inghiottiti nel nulla eppure…. non eravamo soli. Loro da sotto rispondevano ricordandoci che, se il mare non lo uccide senza criterio l’uomo, anche se intorno tutto sembra immobile e nero, là sotto ferve meravigliosa vita.

Avviciniamo un attimo la luce alla superficie dell’acqua perché intravedo qualcosa….un calamaro ci osserva quasi immobile,  sugarelli nuotano frenetici poco più sotto e anche se ri-estraggo la canna giusta e lancio al volo l’esca col vivo.. sono del tutto disinteressati…calo più a fondo e acchiappo quello che compare definisce un cosiddetto ‘pagello bastardo’…boh.

Un curiosissimo plancton fosforescente, minuscolo, ci gira accanto e prima di riuscire a metterlo a fuoco fa un ‘giro di chiglia’ e scompare.

E si rifà buona pesca. Alcune decine di calamari entrano nel secchio nelle due giornate.

Non è nostra abitudine riprendere mentre peschiamo….. un po’ per la foga, un po’ perché come ormai sa chi ci segue, ho avuto sempre compari di pesca gelosi custodi di tecniche e luoghi. E io rispetto.

Ma questa volta ho forzato la mano per Elfishing.

E il risultato è: io che immortalo compare……  compare che non ama gli aggeggi tecnologici…. prova e riprova.. non riesce a fotografare me. Desistiamo perché nel frattempo il mio calamaro continua a dare battaglia e gettarmi acqua e inchiostro mirando perfettamente persino dentro l’orecchio sinistro.

ESSENZIALE1_compare

Per consolarmi, dopo mezz’ora…. mi dice “dai è uguale, riattaccalo che te la faccio ora”.

Mah… sono perplessa ma mi accontento: il risultato potete vederlo anche da soli… col cadavere ormai pallido che pende dal mio artificiale…. che tristezza! Mai più 😉

ottobre

Siamo fradici. Per l’umidità e per la battaglia coi calamari che ci hanno schizzato acqua e inchiostro a fontana ovunque….la barca è inguardabile come noi; è notte, cerchiamo di pulire come possibile.

Siamo felici.

Con la soddisfazione, ogni volta… nel sentire le voci delle decine di barche intorno dove i pescatori smoccolano per non aver preso quasi nulla e noi zitti a tirar su prede…..impagabile.

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Devo dire che finché non mi rimetterò a preparare tutto da sola annodando ami e calibrando lenze non potrò definirmi una buona pescatrice. Anche se compare ammette che son quella che pesca di più tra le persone che escono con lui (molto sotto il maestro ovvio, che riesce a prendere pure dentici a bolentino con un amo mignon, roba pazzesca).

Ma lo so….. modestamente è ‘il senso di Ale per il mare’  ^_^

Ale
Che dire, se negli anni ’70, d’estate, qualcuno vedeva una bimba solitaria con cappellino marinaro seduta sul bordo di un vecchio pontile di legno presso l’Arenella di Portovenere, con una lenza in mano, ero io. Non ricordo quando ho cominciato, ma a 7 anni per certo inseguivo babbo sott’acqua, lui a pesca col fucile, io dietro col retino imperterritamente convinta di riuscirvi anche così. Ormai è storia (vecchia) che in assenza di lenza e retino mi arrangiavo pescando piccole bavose di scoglio anche col sacchetto del bondì, doverosamente divorato prima. Per molti anni ho rilasciato tutte le prede, poi sono diventata ‘cattiva’ quando le dimensioni loro e mie sono aumentate. Ho avuto pochi ma magnifici maestri, che, bontà loro, mi portano appresso: pare io porti bene. Prediligo la pesca col vivo in mare, a bolentino traina e scarroccio; per poco (anno con ghiaccio sottile) mi è sfuggita la pesca nei laghi del Nord, ma ‘ce l’ho qui’...devo ritentare. Non amo descrivere tecniche (che lascio agli esperti) ma sensazioni. Per il resto sono archeologa.

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