L’ultima acciuga

Acciuga

La tremenda vita dell’acciuga, si può riassumere con 4 lettere:

FUGA

L’acciuga è continuamente e ininterrottamente in fuga. Fuga da predatori pinnuti e pennuti, di ogni forma e dimensione. Fuga, naturalmente, dagli uomini, e dagli elfi.

A differenza di tanti altri pesci vittime delle nostre necessità alimentari, l’acciuga non ha armi di difesa, se non il numero. Si difende solamente abbassando la probabilità di essere la vittima di un attacco, radunandosi in branchi enormi, spaventosi, che si vedono dall’alto spesso anche da centinaia di metri di altezza.  Come facciano questi branchi ad essere così grandi, nonostante lo sforzo di sopravvivenza a cui sono sottoposte, rimane per noi un mistero. Un bellissimo mistero, per una volta.

Sta di fatto che il nostro mar Ligure, soprattutto nei mesi autunnali, ribolle di pesce azzurro.

Quest’anno i tonni hanno un pò latitato, solo in superficie in realtà, ma non sono mancate le occasioni per strike multipli e per qualche giornata di divertimento a spinning ai pelagici. Minori, ma sempre pelagici. E così, in una delle poche giornate con mare buono di questo autunno un pò pazzo, ci siamo ritagliati una capatina tra pioviggine e maccaja..

Io, Peve e l’amico Michele, Torinese alla prima uscita nel nostro angolo di mare.

La classica uscita di fine stagione, alliettata da molte mangianze, pesci cattivi e determinati. La solita giornata di ordinario terrore per le nostre povere acciughe.

Ci avviciniamo ad una baitball, enorme: milioni di acciughe ma anche migliaia di predatori. Tombarelli, ovunque, qualche rara pinna di maggior pregio ma in percentuale irrilevante. La baitball, unico strumento di difesa delle acciughe, ci regala qualche chilo di fritto e oltre 25 tombarelli, TUTTI rilasciati tranne 2, spediti a Torino per cambiare aria.

Dopo 1 ora di ininterrotta battaglia, sul campo rimane una sola acciuga. Braveheart, cuore impavido.

Ma è questione di poco: si avvicina alla barca, stremata. Il tempo di allontanarci di qualche metro, e la copertura viene a mancare. Un tombarello coglie l’ombra in controluce.

Anche per lei il sogno di arrivare a vedere il tramonto finisce all’improvviso. Come per le milioni di sorelle compagne di sventura.

Una baitball enorme, estinta. In un’ora.

Come succede ogni giorno, nel nostro mare come in molti altri.

Eppure, per una baitball che sparisce, decine se ne formano. Un miracolo.

L’acciuga, l’eroina silenziosa che mantiene vivo il nostro mare.

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Inge
Ingegnere nautico (da cui il nick) con la passione della pesca, nasce a La Spezia nell'ormai lontano 1985. Inizia a pescare ancor prima di camminare, seguendo le orme degli illustri familiari, abilissimi pescatori di orate con lenza a mano e metodo tradizionale. Dopo anni di gloriosi insuccessi, passa inspiegabilmente alla pesca con gli artificiali, ed in particolare alla traina costiera e allo spinning sulle mangianze, di cui si innamora. Ne deriva uno smodato sentimento di amore-odio per i gabbiani, e una vista assai acuta, nonostante gli occhiali, per individuare i più piccoli cenni di mangianza da La Spezia a Capo Corso. Da qualche anno si è avvicinato, nel periodo invernale, alla pesca dei cefalopodi da Riva, con stranamente buoni risultati. Pescatore molto tecnico, detiene nel team anche il primato di pesca alle acciughe e alle aguglie con le mani, di cui è molto orgoglioso... Si può considerare il "tattico" del team, vista la sua passione per la tecnologia (dorme con il GPS) e meteorologia.

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