L’esca filosofale!

Questo pezzo nasce dalle libere corse della mia mente, nate cazzeggiando con L’inge,  novello armatore, circa i tesori che aveva trovato sulla barca usata appena acquistata. Di seconda mano, ovviamente. Da questa, o meglio dai suoi innumerevoli gavoni, sono stati inaspettatamente rinvenuti i seguenti articoli:

  • 50 mt di catena (su una barca di 5,2 mt…) che appruavano  decisamente l’imbarcazione
  • 8 salvagenti (omologata per 6 persone)
  • Un secchio da muratore con altro spezzone di catena (casomai non bastassero i 50 metri…)
  • Fuochi 12 nm scaduti nel 2007 (non si sa mai)
  • Zattera autogonfiabile revisione scaduta nel 2007 (belin, Caboto aveva intenzioni serie)
  • Telo integrale copri barca (annullato immediatamente l’ordine, l’aveva già comprato)
  • Un polpetto fluorescente (tienilo Inge vedrai che darà soddisfazione)

Vien da sè, dopo tutto quel ben di Dio inaspettato, cominciare a pensare ad altri tesori nascosti. E così, nelle considerazioni successive, mi esce con un “ ora pigio un pulsante trovo uno scrigno con dentro il Jig universale”.

Ecco. Qui veniamo al punto, qual è l’esca che vorremmo, la pietra filosofale dello spinning, il Sacro Graal del lancio?

Non esiste ma possiamo creare il mostro, il Sarchiappone, il Minollo delle esche unendo i pregi di quelle che usiamo abitualmente.

Allora io voglio un affare che vada lontano anche se è piccolo, che sfarfalli in caduta come un mucho lucir, che sia gradito da grandi e piccini come un tamentai, che sia bello e robusto come un leppa, che abbia la strike ratio di un Juglo, che abbia una livrea olografica atomica e resistente a morsi, urti con le ancorette, lanci sugli scogli e sulle schiene dei compagni di barca come nessuno, che non si sbilanci se armato con un amo singolo di dimensione generosa, che non arrugginisca, che sia al sapore di sarda, che emani olezzo di sugarello e di calamaro, che funzioni sul lancio ed in caduta, sul recupero lento e sulla smanettata da formula 1, che vada a fondo come un missile ma solo quando lo decido io, che galleggi nei primi centimetri d’acqua sulla mangianza, che vibri di paura in vicinanza del pesce, che si illumini in profondità e vari il colore in funzione della luce, che abbia una piccola telecamera subacquea nell’occhio e sia utilizzabile per la ricognizione aerea e sottomarina, che non sia attrattivo per i gabbiani, che chieda come Mudley “medaglia medaglia medaglia” quando porta a bordo un pesce, che costi pochissimo.

Mi sono fatto prendere la mano?

Beh, è l’esca che vorrei io, mica detto che abbiate gli stessi gusti… perchè non ci dite la vostra? 🙂

 

Il Polpo
Comandante di questa manica di sciamannati, classe 1966, pesca dalla veneranda età di 4 anni. Pesca pazza e disperatissima, citando studi di leopardiana memoria. Ha sperimentato tutte le tecniche di pesca meno la mosca e le bombe (non che siano assimilabili ma tant’è…), provando tanto e riuscendo in poco, grazie al perverso gusto di rimanere sempre affascinato dalla tecnica sconosciuta ai più, tralasciando quella più catturante. Ama in particolare la pesca con gli artificiali, che presuppone impegno, costanza e conoscenza... Ama ancor più inseguire i gabbiani, spesso inutilmente, perdendo completamente il controllo davanti ad una mangianza. In sintesi estrema, ama il mare con tutto sè stesso. Unica pecca: come perfetta nemesi dell'Inge, odia i cefalopodi , se non in cucina, e per questo loro lo cercano in continuazione...da cui il nome di battaglia.

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