La canna…sbagliata?

tonno in controluce

Cosa c’entrano Otelma, un pugliese, tante acciughe, un tonno e una canna sbagliata?

Scopritelo di seguito, nel racconto della nostra ultima (dis)avventura!


Equipaggio innovativo: tre elfi su tre in mare, ed è una rarità, ma su due barche diverse. Sul Marino, Inge e Peve accompagnati dalla new entry Giovanni, pugliese, detto “Veramende”.  Il soprannome deriva da un intercalare utilizzato, in coabitazione o in alternativa a “Stai scherzando???”, con una cadenza piuttosto significativa ad ogni situazione di sbigottimento o incertezza, e dalla incredibile capacità di attaccarsi viralmente a tutti gli astanti che ne faranno un uso smodato entro pochi giorni. AVVERTENZA: NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE.

L’appuntamento è al Porto Mirabello per le 11. Giovanni è alla prima uscita, e si presenta all’imbarco con largo anticipo. Evidentemente non ha ancora capito con chi ha a che fare…

Appena salito a bordo, ci fornisce il preziosissimo vaticinio di uno dei suoi migliori amici, pescatore. Colui, che verrà da qui in avanti definito “Otelma”, ha cercato in tutti i modi di dissuaderlo dall’uscita, profetizzando l’assenza totale di pesce a causa di pioggia, torbido, tronchi, fasi lunari avverse, correnti nefaste di Fukushima.. ed almeno una decina di buoni motivi minori per rimanere a casa.

Esaltati da tale prospettiva, prendiamo comunque il largo, ma con una sola mano sul timone…

 

In ossequio ai vaticini di Otelma, appena usciamo dal canale di Portovenere, veniamo assaliti da orde di tombarelli mannari, che fanno scempio di acciughe, per altro comodi e facili, a poche centinaia di metri da riva.

Hai capito Otelma, che occhio di falco!

Per farla breve, passiamo tre ore in compagnia di sgombri, sugarelli e tombarelli di dimensione inquietante, che a tratti prendono letteralmente a testate la barca. E arriviamo alle 15 circa, già discretamente sazi e soddisfatti, con Giovanni che ha ricevuto il suo battesimo dello spinning e ha già sciorinato almeno 23 “Veramende” e 16 “Stai Scherzando”, alla vista delle varie mangianze che ciclicamente si propongono a tiro del Marino.

 

Come vaticinato da Otelma, la situazione si fa effettivamente tragica.

Infatti, non so quale dei parametri invocati entri incredibilmente in gioco, ma….le acciughe cominciano addirittura ad appallarsi, come non avevano mai fatto in stagione. Un guadino compare dal gavone e si avventa sulla palla, e il disastro si concretizza. Per la barca, ovviamente invasa da scaglie e piccoli pesci saltellanti, che colonizzano ogni pertugio libero inondandoci di una soluzione di acqua e scaglie.

Si, in effetti forse era meglio rimanere a casa.

 


 

Ancora alle prese con la pulizia dello scempio lasciato dalle acciughe, vengo obbligato dai miei assatanati compari di pesca a dirigermi su una nuova baitball, incitato a suon di “Stai scherzando” dalla prua. In effetti è VERAMENDE grossa, quella palla. Lascio la pulizia da parte e lancio, e subito si avventa uno sgombrone, vittima del jig artigianale di Ugo.

Nel frattempo, il Peve si conferma Master Sugarel Fucker, e mi allama un sugarello in mezzo a decine di migliaia di tombarelli. Questi, bontà sua, si dimostra stranamente attratto dall’elica del motore, e decide di sua spontanea volontà di andare a cercare riparo tra motore principale e ausiliario…si sa che i sugarelli sono “sempliciotti”, ma questo è veramenDe pirla, penso io.

Sarà. Ma mentre mi chino per liberare il sugarello di Paolo, la Xzoga Mastery 66MH che ho nella mano sinistra, alla quale è ancora appeso il mio sgombroide, ha un lieve sussulto……prima di piegarsi a libro portandosi dietro il mio braccio e buona parte del mio corpo. Il sugarello sarà anche scemo, ma ora LUI è ancora vivo, lo sgombro, no.

Resto appeso al bordo con tutta la canna immersa in acqua per qualche secondo, perchè la locomotiva che ha assalito lo sgombro, simpaticamente, ha deciso di passare side-by-side sotto il Marino, e il rischio di farmi volare in mare o di spezzarmi la canna è altissimo. In qualche modo riusciamo a mettere in moto e a levarlo dalla verticale; mentre a prua tocchiamo il centesimo “Stai Veramende Scherzando?!”, il Peve lancia il marino Yamahizzato a 8 nodi (!) all’inseguimento del bolide che nel frattempo ha quasi finito il filo sul mulinello….un Rarenium 5000 armato con Multifibre 20 lbs e finale 0.41, non certo adatto per quel lavoro.

 


 

Inizialmente pensiamo ad una ricciola, poi la visione di una coda molto falcata ci fa pensare ad una leccia… ma realizziamo dopo pochi secondi che quella vista non è la coda ma la pinna dorsale di un bellissimo tonno rosso…e che tonno….

Nel frattempo si avvicina Il Comandante, con la sua barca, e comincia a seguirci e filmare con la sua gopro, visto che la nostra è ovviamente scarica. Ecco, questa forse è l’unica tragedia che Otelma doveva prevedere….

 

La Mastery fa quel che può, reggendo in maniera strepitosa ad un combattimento impari, ma non mi permette ovviamente di forzare…le pieghe che otteniamo sono degne di un catalogo Xzoga, la Mastery è veramente una canna meravigliosa che non possiamo che consigliarvi caldamente….magari non per i tonni o per appendere sgombri alla murata… Ma per gli alletterati…. 🙂

Insomma…non era la canna giusta…ma in fondo, signori, la Mastery non è mai la canna sbagliata. NON MOLLA UN CA@@O!!!

Mastery piegata

In sintesi… inseguiamo la belva per oltre un’ora, riuscendo due volte ad avvicinarci al pesce e a vederlo per bene solo dopo circa 65 minuti. E’ un tonno di almeno 45/50 kg, che nuota con un piccolissimo jig nell’angolo della bocca, trascinandosi dietro un paio di barche… Appena ci avviciniamo, riparte quasi infastidito da tanta arroganza, portando via altri 50/60 metri. Una potenza della natura, inarrestabile.

Visto l’imbrunire che si avvicina e le ottime condizioni del mio avversario, decido di liberare la mastery dall’impaccio. Abbasso la canna e blocco la frizione quasi del tutto con la mano. Il pesce si accorge che è il suo momento e, finalmente, ha la meglio sullo 0.40 che lo teneva legato al nostro Marino, rompendo proprio sul nodo dell’artificiale. Alle volte bisogna ammettere la superiorità dell’avversario, chapeau Mr.Tonno, sei libero!

Un combattimento incredibile, concluso comunque con grande soddisfazione, anche per il pochissimo danno arrecato al pesce.

E’ arrivato il buio. Giovanni ha finito i Veramende, io le energie e Paolo i tweet.

E’ proprio l’ora di rientrare. Premiamo Giuseppe per il video con un Pulitzer di acciughe e un Oscar di Tombarelli, da cedere al mitico Gigi per un bel pentolone di arbanelle.

Rimettiamo la prua verso casa. Giovanni ha ottenuto un contratto a vita, che gli garantisce un posto in barca a sua discrezione, perchè porta “Veramende” bene. In ogni caso, dovrà appurarsi prima da Otelma delle condizioni del mare, non osiamo nemmeno azzardarci ad uscire in giornate migliori di questa!

Ovviamente, portandoci sempre dietro la “canna sbagliata”!

 

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Inge
Ingegnere nautico (da cui il nick) con la passione della pesca, nasce a La Spezia nell'ormai lontano 1985. Inizia a pescare ancor prima di camminare, seguendo le orme degli illustri familiari, abilissimi pescatori di orate con lenza a mano e metodo tradizionale. Dopo anni di gloriosi insuccessi, passa inspiegabilmente alla pesca con gli artificiali, ed in particolare alla traina costiera e allo spinning sulle mangianze, di cui si innamora. Ne deriva uno smodato sentimento di amore-odio per i gabbiani, e una vista assai acuta, nonostante gli occhiali, per individuare i più piccoli cenni di mangianza da La Spezia a Capo Corso. Da qualche anno si è avvicinato, nel periodo invernale, alla pesca dei cefalopodi da Riva, con stranamente buoni risultati. Pescatore molto tecnico, detiene nel team anche il primato di pesca alle acciughe e alle aguglie con le mani, di cui è molto orgoglioso... Si può considerare il "tattico" del team, vista la sua passione per la tecnologia (dorme con il GPS) e meteorologia.

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