(Inutili) preparativi di pesca

I compagni di pesca mi vietano di parlare delle nostre escursioni e delle nostre prede; per scaramanzia, perché non vogliono svelare segreti, e perché sono tutti scorbutici e poi non portano più in barca me, e così vietato fare foto, vietato parlare; e allora continuiamo a dilettarci raccontando di mare, e di noi almeno quando non si pesca o si fa casino, a spregio.

 

Una volta ero dunque, con l’intenzione, per mare. Col solito Eugenio (‘compare Ancora’ verrà poi).

Più che una volta erano tante…si partiva all’alba e ci si cominciava a preparare che era ancora buio.

Talvolta, soprattutto d’inverno, era facile vederci correre, incontrarci nel luogo convenuto, fare insieme colazione nell’unico bar già aperto (il ‘Bar dei Mitili’ in Viale S.Bartolomeo) e uscirne contenti come bimbi mentre già si apriva l’alba, con la nostra focaccina appena sfornata nel sacchetto.  E mentre si discuteva sulle esche comprate e sull’attrezzatura da portare… eccoci alzare gli occhi al cielo ormai chiaro e vederci ritornare mesti a casa per temporale imminente che nella notte non si riusciva a vedere (niente meteo! Ci rifiutavamo di seguirli per non farci smontare dalle previsioni, perché per la malora se piove un poco si parte ugualmente!).

E così la focaccina la si biascicava mestamente in macchina (giusto per far sentire meno inutile almeno lei non potendo biascicare le esche), e alla fine le uniche ad aver ‘pescato’ erano le nostre palpebre che solo ora cedevano al sonno disatteso.

Considerata l’anzianità e l’esperienza di mare lasciavo decidere sempre ad Eugenio se e quando fosse il caso di prendere il mare, perché per me il caso lo era sempre…  con la pioggia i concorrenti scarseggiano e le motovedette neanche si scomodano ad  uscire…. un’attrazione irresistibile quando indosso una buona cerata, molto meno per lui e le sue vecchie ossa.

E infatti se io comunque proponevo di andare, giusto per recuperare la giornata con qualche risata (ovviamente solo mia)… attaccava a sbraitare animatamente che mica lo faceva per vivere, e che non glielo prescriveva il medico, etc. etc. etc. Perché è vero che Spezia è famosa per i mugugnòn… ma Eugenio è come ormai chiaro peggio.

Un’idea me la son fatta di questi pescatori infiammabili: pensano sempre a qualcosa che rimuginano tra se stessi, a lungo, senza esprimersi, e la covano mentre il tempo passa e magari tu gli parli del più e del meno; loro semplicemente annuiscono girandosi con le dita il baffo ostentando attenzione, ma intanto quel qualcosa cui pensano è, nel nostro caso, che potevano guardare il meteo e non si sarebbero alzati per niente, e che ora le esche  vive non sanno proprio dove mettersele..; per cui…se tu poi li forzi ad una risposta pertinente (es.: ‘allora si va ugualmente??’) …ecco la miccia con la quale dare finalmente fuoco alle polveri. E modestamente io so perfettamente capire quando è l’ora di accendere i fuochi ^.^.

Come molti pescatori siamo entrambi anche fungaroli, per cui so per esperienza che la frenesia è quasi la stessa, la passione diventa come una droga….non dormi quasi di notte per timore di non sentire la sveglia e non riuscire ad alzarti… suona la sveglia che già sei sveglio… balzi dal letto anche quando sei un nottambulo modello gufo come me che pure dormirebbe il giorno e vivrebbe la notte, ripassi col pensiero ogni indumento/attrezzatura che ti devi ricordare di indossare o portare appresso (rituale di fondamentale importanza per non rovinarsi la battuta di pesca e dover rientrare subito per:  freddo, caldo, pioggia, umido, vento, buio, etc . etc.). In effetti le uniche cose al mondo che riescono a tirarmi giù dal letto anche prima dell’alba, a parte emergenze varie della vita, sono tre: la pesca, i funghi, e lo scavo archeologico.

Per il resto rimango in stato catatonico fino ad ore (in)accettabili, capace di bere un caffè che qualche anima buona dai tempi della nonna (lei fu la prima) mi porta a letto senza che io lo chieda, semplicemente impietosita dal mio miserrimo stato semilarvale, riuscendo a tornare nel mondo dei sogni fino all’ora estrema in cui il dovere comunque chiama e proprio non se ne può fare a meno.

E’ una questione di stimoli cerebrali io credo: ciò che mi da adrenalina mi rende assolutamente efficiente. Per questo, negli altri casi, necessito della sveglia puntata almeno un’ora e mezza prima dell’ora in cui devo uscire di casa: 1h e 15 per svegliarmi e 15 minuti per lavarmi e vestirmi… a capelli e trucco si pensa poi, nel caso. Creme? Eh non so neanche cosa siano ma la mia pelle comincia a saperlo… non dimostro più i 10 anni in meno di un tempo… solo cinque ;-).

Ale
Che dire, se negli anni ’70, d’estate, qualcuno vedeva una bimba solitaria con cappellino marinaro seduta sul bordo di un vecchio pontile di legno presso l’Arenella di Portovenere, con una lenza in mano, ero io. Non ricordo quando ho cominciato, ma a 7 anni per certo inseguivo babbo sott’acqua, lui a pesca col fucile, io dietro col retino imperterritamente convinta di riuscirvi anche così. Ormai è storia (vecchia) che in assenza di lenza e retino mi arrangiavo pescando piccole bavose di scoglio anche col sacchetto del bondì, doverosamente divorato prima. Per molti anni ho rilasciato tutte le prede, poi sono diventata ‘cattiva’ quando le dimensioni loro e mie sono aumentate. Ho avuto pochi ma magnifici maestri, che, bontà loro, mi portano appresso: pare io porti bene. Prediligo la pesca col vivo in mare, a bolentino traina e scarroccio; per poco (anno con ghiaccio sottile) mi è sfuggita la pesca nei laghi del Nord, ma ‘ce l’ho qui’...devo ritentare. Non amo descrivere tecniche (che lascio agli esperti) ma sensazioni. Per il resto sono archeologa.

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