Il silenzio. Impressioni di una pescatrice (donna, non il pesce ;-)) sensoriale

Ridosso di una piccola isola (i compaesani sanno quale). Avanza una notte che inghiotte una ad una le forme ben note. Ora solo guizzi di sagome d’ombra, di noi. E tutt’intorno il silenzio, e un tuffo d’amo nel mare che scende profondo nel buio come tu nei miei pensieri, che affogano mentre lo inseguono.
Poi il pensiero riprende forma in ‘lei’ che mi blocca tirando quell’amo dal profondo a catturare di nuovo la mia attenzione. E’ un contatto che non ammette dialoghi come spesso la vita, e che concede lampi per ferrare la preda, o sbagliare.
Sbaglio. Forse anche volutamente distratta da una notte struggentemente bella. Canale tra l’isola e il promontorio…uno spettacolo cui difficilmente si può chiedere di più. Semi-nascosti tra i galleggianti neri dei vivai, noi e la nostra barca restiamo comunque in assoluto silenzio mentre ci passiamo una fiaschetta di grappa, doverosamente clandestina anch’essa, destino dell’essere fatta in casa; è morbida e asciutta, profuma leggermente di fumo ma non nel gusto, l’assaporo e mi dico azz..è venuta davvero bene ^.^.
E tutto ciò che si vede, oltre alle luci del nitido paesino di fronte…solo il lumino fioco di una sigaretta ogni tanto, che quando brilla e si incendia ti fa capire che c’è vita intorno, ed è bello intuirla senza vederla e sentirla, solo piccoli indizi.
Poi, di nuovo, quegli attimi di pace si rompono, ma non si squarcia il silenzio: solo senti il il rumore del cuore che si fa più intenso perchè di nuovo il mare ti chiama tirando quel filo che tieni sospeso tra te e lui. E questa volta, dopo una breve battaglia, senza pietà lo chiami fuori, e il mare ti risponde con uno schizzo d’inchiostro o una scodata d’acqua. Ormai sei senza pietà appunto, e tutta inguazzata.. sorridi.

Solo allora una voce sommessa (e ‘nvidiosa :-)) : “..L’hai preso?”

 

Alessandra La Fragola

 

Ale
Che dire, se negli anni ’70, d’estate, qualcuno vedeva una bimba solitaria con cappellino marinaro seduta sul bordo di un vecchio pontile di legno presso l’Arenella di Portovenere, con una lenza in mano, ero io. Non ricordo quando ho cominciato, ma a 7 anni per certo inseguivo babbo sott’acqua, lui a pesca col fucile, io dietro col retino imperterritamente convinta di riuscirvi anche così. Ormai è storia (vecchia) che in assenza di lenza e retino mi arrangiavo pescando piccole bavose di scoglio anche col sacchetto del bondì, doverosamente divorato prima. Per molti anni ho rilasciato tutte le prede, poi sono diventata ‘cattiva’ quando le dimensioni loro e mie sono aumentate. Ho avuto pochi ma magnifici maestri, che, bontà loro, mi portano appresso: pare io porti bene. Prediligo la pesca col vivo in mare, a bolentino traina e scarroccio; per poco (anno con ghiaccio sottile) mi è sfuggita la pesca nei laghi del Nord, ma ‘ce l’ho qui’...devo ritentare. Non amo descrivere tecniche (che lascio agli esperti) ma sensazioni. Per il resto sono archeologa.

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