Il mistero della “Mar Sem Pinna”

mar sem pinna

(report nautico di agosto)

Gira sul web questa particolarissima immagine che in verità fa subito pensare a un fotomontaggio, ma non è così.

E se a qualcuno fa venire i brividi…. i più, io credo, ne resteranno affascinati.

 

Per chi ha letto libri d’avventura o visto i loro alter ego in performances teatrali o cinematografiche, la mente correrà subito all’Olandese Volante in agguato come una tracina o una rana pescatrice, pronto a balzare fuori solcando la superficie dell’acqua, con il suo carico di concrezioni e lunghe posidonie appese a strascicare, a contorno.

E la boa rossa che si vede in foto, a indicarne più che il pericolo il momentaneo ormeggio.

Oppure penserà alla barca di Acab, perdente all’ultima sfida contro l’eterna rivale.

Altri la immaginerà illuminarsi di notte come a segnare un macabro risveglio, una festa; o animarsi di pesci ed alghe (che è poi la cosa più probabile).

 

Un’imbarcazione dormiente su un basso fondo di mare a me ricorda i tanti sogni ricorrenti dove nuoto osservando meravigliosi relitti mentre dal largo mi dirigo a riva; o il luogo della mia memoria dove incontro una persona cui ho voluto infinitamente bene, da così tanti anni da averne perso pure il conto. Niente di cupo dunque, o di angosciante. Anche se è vero che i relitti, pur nel loro immenso fascino, si portano forzatamente dietro retaggi di viaggi andati male; senza i quali però non potremmo rimettere insieme i frammenti di tante storie passate.

 

Per i semplici curiosi amanti del vero, questa era più semplicemente una nave oceanografica, il Mar Sem Pinna, naufragata nel recentissimo aprile 2012 in Antartide durante una perlustrazione. Non ha lasciato fortunatamente vittime, solo il ricordo reso indelebile di se nello specchio splendido di questi mari, a far da cornice.

Se col tempo fosse stata messa in disuso e smantellata, come capita a molte, ora non colpirebbe tante fantasie sul web come sta facendo.

Sarebbe una semplice nota d’archivio, letta per caso (o per studio) a margine del tempo.

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Ale
Che dire, se negli anni ’70, d’estate, qualcuno vedeva una bimba solitaria con cappellino marinaro seduta sul bordo di un vecchio pontile di legno presso l’Arenella di Portovenere, con una lenza in mano, ero io. Non ricordo quando ho cominciato, ma a 7 anni per certo inseguivo babbo sott’acqua, lui a pesca col fucile, io dietro col retino imperterritamente convinta di riuscirvi anche così. Ormai è storia (vecchia) che in assenza di lenza e retino mi arrangiavo pescando piccole bavose di scoglio anche col sacchetto del bondì, doverosamente divorato prima. Per molti anni ho rilasciato tutte le prede, poi sono diventata ‘cattiva’ quando le dimensioni loro e mie sono aumentate. Ho avuto pochi ma magnifici maestri, che, bontà loro, mi portano appresso: pare io porti bene. Prediligo la pesca col vivo in mare, a bolentino traina e scarroccio; per poco (anno con ghiaccio sottile) mi è sfuggita la pesca nei laghi del Nord, ma ‘ce l’ho qui’...devo ritentare. Non amo descrivere tecniche (che lascio agli esperti) ma sensazioni. Per il resto sono archeologa.

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