Il fenomeno dei FAD

Spesso vi sarà capitato di vedere in mare, oggetti galleggianti alla deriva sulla superficie del mare: molti, quasi tutti quelli derivanti dall’ inciviltà di chi frequenta il mare, sono dannosi per la navigazione e soprattutto per l’ambiente.

Altri, prevalentemente derivanti da cause naturali (mareggiate, maltempo), possono rivelarsi preziosi “supporti” per lo sviluppo della catena alimentare e insospettabili alleati per il pescatore sportivo. Ma con la giusta attenzione e il necessario rispetto!

Stiamo parlando del fenomeno degli oggetti in grado di diventare FAD, Fish Aggregating Device,  diventando parte integrante dell’ecosistema e creando un microcosmo parallelo in certi casi davvero entusiasmante.

 

Un oggetto galleggiante, sufficientemente voluminoso, lavora in due modi:

Già dopo poche ore di permanenza in mare, attira a sè, specie nella stagione calda, alcune specie di pesci che amano sostare all’ombra, nelle ore piu calde.

Tra i piu comuni, lampughe, cernie in età giovanile, pesci pilota (dove presenti) e pesci spada, che, se transitano vicino ad un oggetto alla deriva, lo scelgono spesso come dimora temporanea e base di partenza per le incursioni di caccia.

Se permane a lungo in mare, crea un piccolo microcosmo, popolandosi di tutta la catena alimentare, dalle alghe ai predatori.

Un oggetto, lasciato in mare per giorni o mesi,specialmente se di natura organica, si ricopre via via di alghe e microrganismi, nutrimento di piccoli pesci che colonizzano in seguito l’oggetto, a loro volta oggetto id attenzione di pesci più grandi…e così a salire fino ai grandi predatori. In questa fase, non cercano l’ombra, ma usano l’oggetto come “riserva di caccia”, a causa delle numerose specie che lo colonizzano, entrando a far parte del microcosmo. Ecco la nascita del FAD vero e proprio.

Boe artificiali, tronchi molto grandi, ma anche rami, teli e cassette di legno, sono classici esempi di potenziali FAD.

Nota questa caratteristica da secoli, a Malta, ma anche nel nostro meridione Sicilia in testa, si utilizzano FAD artificiali, composti di fronde di palma legate a dei galleggianti, ancorate al fondale con delle lunghe cime per mantenere la posizione, con lo scopo di radunare attorno ad esse essenzialmente le lampughe (pesce simbolo di Malta). I piccoli pescherecci poi circondano con le reti i “cannizzi” (cosi vengono chiamati nel meridione) e salpano le loro prede.

Questa tecnica, sostenibile se praticata “artigianalmente” e in piccola scala, viene però riproposta anche dai grandi pescherecci cinesi e giapponesi nei mari di tutto il mondo, con obiettivo diverso: il tonno. Il che comporta la cattura indiscriminata, senza distinzione di taglia e di specie. Da qui, nasce una campagna di Greenpeace contro l’uso dei FAD nella pesca professionale, che vi riportiamo di seguito:

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Sabato, io e l’amico elfo Peve, ci siamo imbattuti in un ramo, in mare da diverso tempo (lo avevamo già visto due settimane fa, ovviamente in posizione diversa); nonostante si trovasse piuttosto sotto costa e in zona piuttosto trafficata, avvicinandoci abbiamo notato sotto di esso una sagoma, che con nostro grande stupore abbiamo realizzato essere quella di un pesce spada di medie dimensioni, che ha poi scelto la nostra imbarcazione come ombra più grande, facendo un paio di passaggi davvero radenti per la nostra gioia.

Ma non è stata l’unica sorpresa: una volta sparito lo spada, avvicinandoci al ramo, abbiamo anche scorto tre bellissime cerniette! Ovviamente nessuna iniziativa pescatoria è stata intrapresa, vista la piccola dimensione delle stesse e l’assoluta necessità di ripopolare il nostro mare di questo bellissimo predatore, assai raro. Abbiamo solo cercato di provocarle un pò con i nostri artificiali, per farle uscire dal nascondiglio e portarle a tiro di…fotocamera. Missione riuscita, dato che , a differenza dello spada, siamo riusciti a fotografarle e riprenderle.

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Insomma, quando andate per mare, prestate attenzione ai corpi galleggianti: rimuovete se potete quelli dannosi (sacchetti e cassette di plastica, ecc.), e osservate con attenzione quelli naturali, che potrebbero celare…magnifiche sorprese della natura, a volte anche con risvolti interessanti per la vostra battuta di pesca. 🙂

 

Inge
Ingegnere nautico (da cui il nick) con la passione della pesca, nasce a La Spezia nell'ormai lontano 1985. Inizia a pescare ancor prima di camminare, seguendo le orme degli illustri familiari, abilissimi pescatori di orate con lenza a mano e metodo tradizionale. Dopo anni di gloriosi insuccessi, passa inspiegabilmente alla pesca con gli artificiali, ed in particolare alla traina costiera e allo spinning sulle mangianze, di cui si innamora. Ne deriva uno smodato sentimento di amore-odio per i gabbiani, e una vista assai acuta, nonostante gli occhiali, per individuare i più piccoli cenni di mangianza da La Spezia a Capo Corso. Da qualche anno si è avvicinato, nel periodo invernale, alla pesca dei cefalopodi da Riva, con stranamente buoni risultati. Pescatore molto tecnico, detiene nel team anche il primato di pesca alle acciughe e alle aguglie con le mani, di cui è molto orgoglioso... Si può considerare il "tattico" del team, vista la sua passione per la tecnologia (dorme con il GPS) e meteorologia.

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