Il Cinghiale e la Tartaruga

Una “bestiale” avventura dello scorso anno.

Cosa succede quando si incontrano un Cinghiale a due zampe e una tartaruga in difficoltà?

Non è una barzelletta nè il racconto di uno scontro titanico, ma una storia a lieto fine…forse!

Che cosa pensi mentre ti prepari, mentre aspetti, mentre ti avvicini alla barca dopo una settimana di ufficio e viaggi in macchina?
Che cosa speri guardando la giornata, estiva nonostante sia primavera, tersa e calma, come deve essere?
Che cosa provi all’uscita del porto, mentre inizi la planata, con gli amici che ridono eccitati, con in testa la meta, nel cuore la speranza?

E’ tutto lì, in quegli istanti e non può che peggiorare, con il solito cappotto, il solito mare, bello e avaro, le solite prese in giro al ritorno.
Alle volte.
Non sempre.

“Cos’è quella cosa lì che galleggia?”
“Una tavola”
“Una tartaruga e sta male, mi sembra abbia un colpo sulla corazza, probabilmete ha problemi respiratori, alcuni parassiti intorno al collo, sono indeciso se sia maschio o femmina ma ovviamente direi maschio”
Guardiamo, io ed il Gigi, il Cinghiale che con aria sicura ha fatto ‘sto sproloquio alla Piero Angela. Decido deciso che la tararuga non mi sembra in difficoltà, lei si immerge, un pò sbilanciata da un lato.
La ritroviamo dopo un’ora, un miglio più al largo, sbatacchia una pinna in maniera scoordinata, comunque il Cinghiale sentenzia:
“Ha indubbi problemi faringei e delle vie alte di respirazione, la forma parassitaria sul carapace non mi è nota ma le venature gialle degli occhi denotano transaminasi alte, sono certo del sesso, è maschio, ma non dell’orientamento sessuale.”
Si bagna la pancia e si butta in mare, acqua gelata, coglie la tartaruga da tergo ed io con un brivido penso a quel becco così vicino alla sua faccia.
Il Gigi filma con sangue freddo, il matto sgambetta con la tararuga a mò di tavoletta e la accosta alla murata.
Qui faccio valere il mio soprannome di “Joe Mani di Merda” e la rivolo in mare. L’occhiata che ricevo in cambio spaventerebbe il conte Vlad.
Si riparte, la avviciniamo alla scaletta, la agguanto, lei si gira e mozzica un candeliere, mi si ritirano i testicoli nel vedere il mio braccio a due centimetri dal becco.
Il Gigi mi agguanta in vita e la sparo a bordo, rantola, aveva ragione il Pratese.
Chiamo l’Inge, chiamo la capitaneria, chiamo chiunque abbia un telefono o un vhf.
Mentre l’equipaggio si prende amorevolmente cura della creatura, io ricevo perentorie e precise indicazione dalla guardia costiera, c’è una vasca che ci aspetta, tutto è stato accuratamente e velocemente organizzato.
Fiduciosi planiamo verso la meta


La vasca me l’aspettavo un pò più tecnologica.

E’ un canottino messo all’ombra e riempito d’acqua dalle mani amorevoli di Marina, l’ormeggiatrice del porticciolo.
Lo guardiamo stupefatti, decidiamo comunque di sbarcare l’animale.
Arriva anche un graduato della CP, quello con cui avevo parlato al telefono, gentilissimo, che però fa il madornale errore, dopo le presentazioni ed un breve resoconto dei fatti, di dichiarare “Eh, ogni tanto lo fanno….”.
Intende dire che ogni tanto le tartarughe, per diletto, agonizzano a galla sbattendo le pinne, simulando acciacchi che in realtà non hanno.
Il Cinghiale, vistasi confutata la diagnosi, emette fumo da ogni orifizio, anche il Gigi smette di filmare e lo guarda in cagnesco.
Disinnesco la situazione con un passo di danza che mi frappone fra i tre contendenti.
Come previsto il canottino esplode dopo il primo morso della tartaruga che viene trasbordata in un contenitore ancora più adatto a contenere animali vivi in difficoltà.
Una carriola.
Nel frattempo siamo attorniati da sciami di bambini e di curiosi, arriva pure un fotografo che ci immortala in mutande davanti alla carriola.
Dopo mezz’ora il Cinghiale si rompe le balle e monta di guardia sfugando grugnendo i curiosi, ogni tanto sonda con la mano il contenuto del costume bagnato, non sembra particolarmente soddisfatto del contenuto.
Cede parziamente di fronte ad una bellezza in bikini con due bombe spaventose che rianimano anche il rettile.
Sono trascorse due ore, la forestale non si vede, io e Gigi guardiamo sbalorditi i tentavi di ormeggio di un bergamasco che tenta a tutti i costi di decapitare a colpi di cima il collega di Marina. Il gentile ligure con dolcezza lo umilia davanti ad una folla di astanti.
Arriva finalmente la forestale e dalla jeep blindata scendono Yoghi e Bubu.
Mentre Bubu ci chiede generalità e contatti telefonici, Yoghy, un omone colossale dalla faccia simpaticissima, si gira verso la carriola, distante venti metri e sentenzia:
“Respira male”
Il cinghiale si illumina, il graduato si eclissa alla velocità della luce, il Gigi riprende.

 

Un maestrale feroce ha trasportato la mattinata nel primo pomeriggio.
Riprendiamo il mare dopo aver guardato, con un certo senso di privazione, allontanarsi la jeep della forestale.
In silenzio prendiamo i primi schizzi freddi sulla faccia, abbiamo appuntamento con l’altra metà dell’Elfishing Team al vivaio abbandonato.
Il mare sta montando velocemente, sono un pò preoccupato perchè Andrea era abbastanza lontano e non si vede ancora all’orizzonte.
Spengo il motore, siamo svuotati, ogni tanto parte qualche minchiata ma siamo come assenti, proviamo a calare un paio di jiggetti ma si scarroccia a due nodi, non tocchiamo nemmeno il fondo, ma stiamo lì, con le canne in mano, tre ebeti silenziosi.
Finalmente si intravede il gozzo di Inge, basso sull’acqua, con il Peve ed Er Tracina di prua accucciati e L’ingegnere in piedi, come novello Caboto tra le schiume.
Fa ronzare l’amato 8 cv e passa lontano, la rotta è obbligata per non bagnarsi troppo.
Un’ultima telefonata per controllare che tutto vada bene e chiudiamo la partita.
Via le canne, si rientra a velocità ridotta, il cinghiale solo a metà viaggio si rende conto di essere sempre a torso nudo, si copre un pò ma è stremato.

Nemmeno le abituali effusioni di Sara lo riscaldano.
Sara è il barcaiolo, lo sta abbozzando da circa un anno: per un momento ho il timore che soccomba per stanchezza, ma Sara adocchia esperto il contenuto dello slippino e glissa, non è giornata.
A terra ci rinfranchiamo con qualsiasi cosa sia ingeribile e calorico, Gabriele esce da una gelateria con in mano uno yoghurt colossale ricoperto da cioccolata e nocciole,
gli cade a terra, lo raccatta e lo ingoia urlando “che culo non si è nemmeno sporcato”.
Siamo alla frutta, ci dirigiamo verso i motorini e ci salutiamo grugnendo.
Il pensiero va a lei, se le saremo stati utili, se non stava meglio in mare, ma si dai, abbiamo fatto bene.

Un ultimo dubbio mi attanaglia, se il Cinghiale ha già salvato un gabbiano ed una tartaruga, cosa mi butterà in barca la prossima volta?
Penso un’Orca.
Maschio, naturalmente.

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Ci scusiamo per la bassa risoluzione.

Un grazie per lo splendido montaggio video a “Spina”, la nostra illustre Ing.Comandantessa 🙂

 

Foto di copertina: caretta caretta, fonte: wikipedia

 

Il Polpo
Comandante di questa manica di sciamannati, classe 1966, pesca dalla veneranda età di 4 anni. Pesca pazza e disperatissima, citando studi di leopardiana memoria. Ha sperimentato tutte le tecniche di pesca meno la mosca e le bombe (non che siano assimilabili ma tant’è…), provando tanto e riuscendo in poco, grazie al perverso gusto di rimanere sempre affascinato dalla tecnica sconosciuta ai più, tralasciando quella più catturante. Ama in particolare la pesca con gli artificiali, che presuppone impegno, costanza e conoscenza... Ama ancor più inseguire i gabbiani, spesso inutilmente, perdendo completamente il controllo davanti ad una mangianza. In sintesi estrema, ama il mare con tutto sè stesso. Unica pecca: come perfetta nemesi dell'Inge, odia i cefalopodi , se non in cucina, e per questo loro lo cercano in continuazione...da cui il nome di battaglia.

12 Comments

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  2. Pingback: Elfishing X-Files: il placcatore | elfishing

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