Storia di un percorso lungo e tortuoso, ma concluso con l’epilogo più scontato (nel senso di prevedibile..) e, ovviamente, vessatorio. Abbiamo aspettato qualche giorno prima di pubblicare la notizia, sperando che, anche questa volta, venisse smentita, cancellata da provvedimenti successivi un pochino più lungimiranti o, semplicemente messa in un cassetto, come già successo varie volte, in un impeto di coscienza da parte di qualcuno.
Invece, stavolta, pare proprio che sia giunta l’ora della battaglia madre. Quella tra lo Stato e il nostro portafogli.
Parliamo del famoso censimento, del “contiamoci per contare” che, dopo qualche locale tentativo andato a vuoto, è arrivato a mostrare la sua vera natura. Preparatoria, ovviamente, e chiaramente propedeutica alla completa comprensione e definizione quantitativa di una categoria, quella dei pescasportivi, che per lo stato vessatore è solo un bacino di praticanti dannoso e al momento, vergine. Sotto il profilo fiscale diretto, ovviamente.
E’ vero, al momento non c’è nessun balzello diretto, per i pescatori in mare, a differenza di quello che già da tempo avviene nelle acque interne. Una tentazione troppo forte per qualsiasi governo, figurarsi in un “momento di crisi” (ma crisi per chi? non forse per gli stessi che vengono vessati nuovamente?); troppo facile fare cassa con un settore che di imposte, indirette, ne paga eccome. E che tiene in piedi un comparto economico importantissimo del paese. Basta pensare all’acquisto e al mantenimento delle imbarcazioni, vero traino della piccola nautica (altro che megayacht…), al business dei posti barca che costano ben più di una tredicesima, al volano del comparto pesca sportiva, attrezzature e similari, e alle migliaia di negozianti che vivono sulla passione di una categoria che, nonostante la crisi, cerca comunque di ritagliarsi una fetta del proprio bilancio familiare, sempre più risicata, per coltivare la propria passione.
Ma veniamo ai contenuti…
A conti fatti, un pescatore che pratichi la pesca da terra e da barca dovrebbe trovarsi a pagare 120 euro l’anno, mentre è da capire la posizione di chi, magari, noleggia 3/4 volte l’anno un mezzo… Ed eventuali passeggeri imbarcati con il pescatore?
Ciò ovviamente va a sommarsi ad eventuali regolamenti locali già in vigore (ad esempio quello per la pesca nella zona dell’Isola del Tino, giusto per citarne uno “vicino”).
Sembra difficile poter far peggio di quanto già presentato, ma la cosa peggiore è ancora da venire.
Parliamo della destinazione d’uso di questi fondi. Una cifra che potrebbe ballare tra i 20 e i 100 milioni di euro. Già in passato ci eravamo dimostrati possibilisti sull’eventuale inserimento di una “tassa simbolica” per il finanziamento della ricerca sull’ecosistema marino o degli enti preposti al controllo (CP in testa), auspicando potesse essere utile per la continuazione del nostro sport anche negli anni a venire. Invece, siamo lieti di informarvi che una percentuale maggioritaria del raccolto (70%) sarà destinata al finanziamento del comparto pesca professionale! In pratica, si userà il derivato di questo BALZELLO per finanziare la primaria causa di impoverimento del nostro mare, in luogo della ricerca scientifica, per preservare specie a rischio o diminuire l’impatto ambientale di alcune tipologie di inquinanti su di esse.
In caso di approvazione di questo provvedimento sarà chiaro come la pressione delle lobbies della pesca professionale sia quindi arrivata al traguardo tanto auspicato: riuscire nell’intento di essere finanziati dai temibilissimi concorrenti pescasportivi.
In attesa di vedere se tale disegno andrà a “buon” fine, vi proponiamo alcune considerazioni a carattere sparso e una sezione commenti (sotto) dove dire la vostra (moderatevi……..):
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