Extreme Tenya Edition: sfottendo s’impara

Dopo qualche giorno di assenza per vari problemi lavorativi, torniamo a pubblicare le nostre variopinte scene di ordinaria follia pescatoria quotidiana. (scusandoci per la forzata assenza)

Oggi è il turno di un breve estratto della giornata di sabato.

Storia di un pescatore e due irriverenti canaglie. E di un’esca tanto improbabile quanto fruttosa.

Da leggere, solo su elfishing.it (eddovesennò!?)


 

A me quando mi prendono per il culo mi stimolano.

E divento pericoloso.

La settimana è appena passata fra  ansie varie, specialmente quella  di non riuscire ad uscire nel week end, ci siamo comunque preparati adeguatamente tormentando i siti di previsione meteo, costruendo terminali, acquistando roba inutile e costosissima , facendo rifornimento a tutta la flotta,

insomma le solite cose.

Il GG dopo vari infruttuosi tentativi riesce sul filo di lana a comprare anche 4 kg di sarde fresche, non si sa mai….

Decidiamo di partire tardi, più per scaramanzia che per logica, ma non abbiamo fatto i conti con l’aspettativa, alle 6 di mattina cominciamo a scambiarci i primi sms.

Ma tardi partiamo, ormai è deciso.

Levante fastidioso, ondina stupida, nuvole e sprazzi di sole.

Mah….

Il levante dovrebbe girare a scirocco, nel cambio di vento speriamo di vedere qualche mangianza, in realtà è per questo che siamo usciti tardi, poi l’idea è di fermarsi fino al tramonto.

Usciamo in planata fino alla batimetrica dei 100 mt ed iniziamo l’osservazione, gabbiani alti che si spostano veloci, niente attività a galla, una mangianza finta di tombarelli che dura 14secondi e due decimi…..ummmmmmmmmmmm, non è giornata.

Ci buttiamo a traina veloce, tanto per vedere se succede qualcosa e continuare a sperare, ci ritroviamo in una jungla di legni portati dalle piogge recenti, anche questa soluzione non va.

Decido di puntare verso nord direzione Dito, vaghiamo un po’ nei paraggi senza che succeda alcunché, basta mi sono rotto, diamo fondo.

Su 170 mt d’acqua.

I 300 mt di cima bastano appena comunque ci posizioniamo, di culo, proprio dove volevo ed al primo tentativo.

Mentre io e il GG armeggiamo con le canne da drifting e giochiamo con le sarde L’Inge fila un inchiku abnorme nero con Esca Global lampeggiante al seguito, appena tocca il fondo, sbrem, pesce in canna.

Per poco, il dentuto taglia tutto, però la cosa è incoraggiante. Non fosse per i 30 euro persi in una mangiata, ovviamente.

Passo al GG una canna da Vertical armata di tutto punto, fluo fluo fluo, e mi viene la bella pensata: aggeggio per dieci minuti intorno alla fedele Xzoga 6312 da inchiku e mi giro verso i due energumeni che ho in barca fiero della mia opera, un aggeggio irto di ami, polpetti, lampade strobo e una bella sarda grassa legata con il filo elastico.

Mi prendono in giro in maniera selvaggia, tanto per l’esca che per la palese inadeguatezza dell’attrezzatura per quelle profondità.

Ingrugnito mi calco in testa il colbacco, e filo.

Arrivo a stento sul fondo, una bella tocchetta decisa, niente di stravolgente, ma ferro deciso.

Belin, l’ho preso.

Da qualche bella testata, poi molla un po’, comincio l’agonia del recupero frullando come un Girmi il mulinellino rotante, i due bastardi continuano con i lazzi pensando al sugarello di profondità, io confido nello sciabolone , mi massacrano per svariati minuti, poi increduli vedono il serpente a pelo dell’acqua, lo raffio al volo e gliela faccio pagare cara, ai miei Mate.

Vabbè la faccio corta, guardatevi il video con l’audio acceso,  per la cronaca i due scienziati hanno iniziato ad innescare furiosamente sarde sugli assist hook; il mio ammennicolo comunque ha dimostrato una strike ratio invidiabile, avessimo avuto più tempo a disposizione li avrei fatti ancora più neri, ma, si sa, l’imprevisto è dietro l’angolo e siamo stati costretti ad un precipitoso rientro.

Con una morale per la prossima volta: prendiamo per il culo il Polpo, vedrai che qualcosa si inventa.

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Il Polpo
Comandante di questa manica di sciamannati, classe 1966, pesca dalla veneranda età di 4 anni. Pesca pazza e disperatissima, citando studi di leopardiana memoria. Ha sperimentato tutte le tecniche di pesca meno la mosca e le bombe (non che siano assimilabili ma tant’è…), provando tanto e riuscendo in poco, grazie al perverso gusto di rimanere sempre affascinato dalla tecnica sconosciuta ai più, tralasciando quella più catturante. Ama in particolare la pesca con gli artificiali, che presuppone impegno, costanza e conoscenza... Ama ancor più inseguire i gabbiani, spesso inutilmente, perdendo completamente il controllo davanti ad una mangianza. In sintesi estrema, ama il mare con tutto sè stesso. Unica pecca: come perfetta nemesi dell'Inge, odia i cefalopodi , se non in cucina, e per questo loro lo cercano in continuazione...da cui il nome di battaglia.

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