Eugenio, il pescatore pazzoide

La foto: vecchio pescatore, Associazione Cooperativa Sociale Aida

Notti di pesca, e uomini dai volti scolpiti dal vento e dalle avventure. Certe volte è la salsedine a scavare più a fondo, altre il sole, altre il dolore.

Certe volte leggi volti come mappe ancora non del tutto segnate, che ancora devono visitare porti e luoghi non noti. Talvolta i luoghi non noti sono luoghi dell’esperienza, tal’altra dell’anima e allora, di questa, i solchi non sempre saranno segnati perché non sempre l’anima, nell’incapacità di aprirsi, si svela tanto da lasciare tracce sul volto. Ma se si ha la delicatezza di accarezzare un volto ‘mappato’…..che si immagina ruvido e secco ….ebbene spesso stupisce, perché mentre il tempo scava, gli anni ammorbidiscono la pelle, proprio come quando si maneggia a lungo una mappa di corsari (a noi pescatori capita spesso di trovarne ^.^): i segni incidono sulla consistenza e più ce ne sono e più, di conseguenza, la mappa è stata ‘conciata’.

E così sono i volti delle persone ‘vissute’, donne comprese.

Diversi lupi di mare hanno accompagnato il mio percorso di pesca, ma tra loro Eugenio ha lasciato le sensazioni più vive. Un vecchio che tutt’ora solca i mari, anche se il più delle volte preferisce sorvolarli per andare lontano, inseguendo la sua irrequietudine.

Non è stato il primo dei miei maestri e certamente non l’ultimo, ma aveva… ha un modo talmente bislacco e sconclusionato di pescare che merita di essere narrato.

Eugenio è un pescatore caotico e pazzoide…. con lui, quando si sale in barca per prendere il largo è un’avventura ancor prima di mettervi piede: niente viene pianificato a dovere nonostante le solite migliori intenzioni: il verricello si inceppa…il motore va in stallo….la chiave che ‘era per forza in tasca’ non c’è…. le esche vive sono ‘inspiegabilmente’ scappate dal bulacchetto messo sott’acqua….. il salaio non si trova. Insomma un disastro che dal mio punto di vista scanzonato diventa totalmente comico quando Eugenio, nonostante l’età avanzata, comincia a sbraitare e muoversi come un polpo ‘briaco… tira la fune di avviamento e gli cade il cappello in acqua… cerca di recuperare il cappello facendo retromarcia col motore e nella foga inciampa mentre intanto gli suona il cellulare che non vuole spengere costi quel che costi, etc etc…

Fantozziano verrebbe da dire, e invece no perché Fantozzi mantiene una ‘ridicola umanità’ in ogni azione che intraprende, mentre il nostro pescatore, da buon spezzino, sibila come un serpente velenoso e tanto è preso dalla foga di rimettere ordine nei suoi progetti di pesca che non riesce a mantenere la mite bontà del ragioniere nelle sue disavventure; e poiché Fantozzi talvolta mi indispettisce pure nella sua tragica sfortuna…ecco che il vecchio Eugenio lo associo più facilmente alla “Belva Umana” di Fracchia. Ecco sì, perché la ‘Belva Umana’ mantiene quella salutare cattiveria che rende più facile la vita. Ovviamente la sua.

In tutto questo perciò, io, come un amico beffardo lo osservo a braccia conserte e muta, perché ogni volta ormai so leggere lo svolgimento e l’epilogo di tutte queste pantomime ben note, e ho imparato a capire che è meglio aspettare che passino; per cui trattengo l’ovvia risata con calma serafica finchè arriverà a guardarmi inferocito, di sbieco, e non appena leggerà  il mio solito sguardo ilare… allora si calmerà mordendosi il labbro in un leggero sorriso sibilando: ‘brutta bastarda’…..

Ehhhh…. ma che ci posso fare io se è un dannato vecchiaccio di quelli che se ti metti di mezzo mentre bisticcia con se stesso… il caos degenera  in un titanic(o) naufragio già a quattro metri dalla riva!

Dopo di che cala la momentanea bonaccia, e si può ripartire.

Nonostante questo il pazzoide Eugenio, sorvolando sull’apparenza, è un pescatore di razza, e probabilmente avremo modo di imbatterci ancora in lui per farci spiegare, a suo modo, alcune bellissime tecniche.

Alessandra La Fragola

Ale
Che dire, se negli anni ’70, d’estate, qualcuno vedeva una bimba solitaria con cappellino marinaro seduta sul bordo di un vecchio pontile di legno presso l’Arenella di Portovenere, con una lenza in mano, ero io. Non ricordo quando ho cominciato, ma a 7 anni per certo inseguivo babbo sott’acqua, lui a pesca col fucile, io dietro col retino imperterritamente convinta di riuscirvi anche così. Ormai è storia (vecchia) che in assenza di lenza e retino mi arrangiavo pescando piccole bavose di scoglio anche col sacchetto del bondì, doverosamente divorato prima. Per molti anni ho rilasciato tutte le prede, poi sono diventata ‘cattiva’ quando le dimensioni loro e mie sono aumentate. Ho avuto pochi ma magnifici maestri, che, bontà loro, mi portano appresso: pare io porti bene. Prediligo la pesca col vivo in mare, a bolentino traina e scarroccio; per poco (anno con ghiaccio sottile) mi è sfuggita la pesca nei laghi del Nord, ma ‘ce l’ho qui’...devo ritentare. Non amo descrivere tecniche (che lascio agli esperti) ma sensazioni. Per il resto sono archeologa.

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