Elfi in trasferta, Chapter 2: L’isola che non c’è

Vi devo parlare di un’ isola.

Non so se facendo rotta per la seconda stella a destra ci si arrivi, io ho usato Ryanair.

Vi devo parlare di un amico, che c’è ma è distante, troppo per i miei gusti.

Vi devo parlare di un tramonto, che dovevo vedere con mia moglie, spaparanzato su una sdraio, a ridosso dello scirocco che arroventava la spiaggia e sbiancava il mare.

Che non ho visto.

Per colpa di  un pesce che non c’è.

Guarda caso questo pesce è stato preso con una tecnica misteriosa, tanto misteriosa che si può dire …..

Che non c’è.

Dalla sdraio parte un messaggio quasi svogliato, dubbioso, assolato…

“Ma lo scirocco è di buon auspicio?”

“Per cosa?”

“Mah non so, una gita pomeridiana… e vedere se le canne ballano”

“Ci limita tremendamente la scelta della posta ma non è impossibile, speriamo”

“Speriamo”

Ed il pomeriggio avanza fra un tuffo e una foto, un tuffo e un gotto d’acqua, un tuffo e basta, belin che caldo, il vento non cala, la moglie rimarrebbe volentieri, ma sa che è l’ultimo giorno, è combattuta se darmi questo dispiacere.

Non me lo da.

Dai vengo anch’io eventualmente….

SMS immediato

“come la vedi?”

“andiamo a vederlo in faccia ‘sto scirocco”

Montiamo sullo scooterone e come un razzo mi fiondo verso il porto, che beninteso…Non c’è.

Usciamo che è già tardi, abbiamo due ore di luce davanti, i dubbi diventano certezze, vento o non vento onda o pattana, le lenze le bagniamo.

Arriviamo sull’unica posta praticabile, vorrei darvi le coordinate ma ritorniamo al vecchio concetto.

Non c’è.

Armo la canna, il mio amico, diciamolo è il Vate, mi guarda e fa finta di non essere preoccupato.

L’uscita precedente su un arrocco gliene ho polverizzato una arancione, ora prova con la bianca con scarse speranze di rivederla a fine giornata, ma da signore qual è non me lo fa pesare.

Lui sfodera una canna che vi giuro non troverete su nessun catalogo, sembra assemblata da un pazzo e il nastro adesivo la fa da padrone.

Caliamo, faccio vedere a mia moglie cosa marca l’ecoscandaglio, lei entusiasta comincia a fotografare gli strumenti.

Diciamo che io calo e lui pesca e si sa, pescando con certi soggetti…..

In pratica mi ritrovo in barca con un alieno che non conoscevo, prima mi fa vedere un antipastino, tanuta da chilo, 2 paraghi da otto etti, una cernia da tre chili rilasciata,  la moglie fotografa a tutta randa tanto ha un solo lato della barca che la impegna, non vedo nulla e mano a mano che andiamo avanti quasi mi fermo per vedere quali segreti nasconde questa tecnica…

Che non c’è.

Poi finalmente il Vate incanna un mostro, contrariamente al solito dichiara “PESCE” solo perché sa come andrà a finire….la cernia si intana  nonostante gli sforzi, è spropositata.

Strappa.

Il silenzio a bordo.

I successivi dieci minuti servono all’alieno per diventare Hulk.

Raddoppia se possibile la concentrazione, gli occhi fissi sulla punta, sul filo, tutti i sensi all’erta , la canna è una semplice estensione del suo corpo con la quale fruga in strati d’acqua che io non ho nemmeno sfiorato.

E che appaiono evidentemente popolati.

Una tocchetta da sparlotto, il filo che si tende, la certezza che è il momento giusto.

Sbrem.

Quattro minuti di follia, e mi ritrovo a pagliolo, che mi schizza l’acqua del pozzetto in faccia,uno dei pesci più belli che abbia mai visto, un Praio colossale, semplicemente una meraviglia.

Io e mia moglie saltiamo come delle molle, foto a raffica , Hulk ha sempre le iridi verdi, dice che ci sono ancora pochi minuti di luce.

Cala di nuovo, ferra di nuovo , lotta di nuovo, Praia di nuovo, non può essere ma lo è, è un mostro, dà due chili buoni al collega di prima e per sovrappiù rigurgita mezza aragosta in barca, a spregio.

Attoniti guardiamo il pesce e l’amico ritrovare le sue fattezze normali, gli occhi chiari finalmente riflettono sornioni la solita intelligenza, non è più il terminatore di prima.

Quello che non c’è.

Abbiamo perso il tramonto, è buio, c’è la luna, la seconda stella a destra non la trovo, troviamo però in porto ad attenderci l’allegra combriccola, avevano già capito come era andata a finire e ridono quando tiriamo fuori i pesci.

Sarà una serata bella e buffa come le altre, come se queste due ore non fossero mai esistite, come se le avessimo passate su un’isola.

Che non c’è.

 

 

 

 

Il Polpo
Comandante di questa manica di sciamannati, classe 1966, pesca dalla veneranda età di 4 anni. Pesca pazza e disperatissima, citando studi di leopardiana memoria. Ha sperimentato tutte le tecniche di pesca meno la mosca e le bombe (non che siano assimilabili ma tant’è…), provando tanto e riuscendo in poco, grazie al perverso gusto di rimanere sempre affascinato dalla tecnica sconosciuta ai più, tralasciando quella più catturante. Ama in particolare la pesca con gli artificiali, che presuppone impegno, costanza e conoscenza... Ama ancor più inseguire i gabbiani, spesso inutilmente, perdendo completamente il controllo davanti ad una mangianza. In sintesi estrema, ama il mare con tutto sè stesso. Unica pecca: come perfetta nemesi dell'Inge, odia i cefalopodi , se non in cucina, e per questo loro lo cercano in continuazione...da cui il nome di battaglia.

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