Effetto SERRA

Che stagione strana.

Ieri l’altro  nevischiava, ho visto un poco rassicurante -2,5°c sul termometro della macchina.

Ieri pioveva, c’era vento e due metri d’onda, un’acqua sottile, setacciata, di quelle che ti infradiciano fino al midollo, i fiumi pieni e marroni, le nuvole basse.

Mi ritrovo alle 0530 della mattina vestito come un cosacco d’inverno a passeggiare sul molo in attesa di Mario.

Ci sono 12°,  esplodo dal caldo, l’aria è immota, l’acqua, da quello che riesco a vedere alla luce dei lampioni, è di un marrone intenso, come una tavola di castagno.

Mah, ma dove andiamo….

Ci siamo messi d’accordo quasi per scherzo, ma si dai, andiamo a prendere un po’ d’aria.

L’obiettivo sarebbe quello di una trainata vicino al porto, vedere se c’è qualche serra piccolo o qualche ragno.

Non sono abituato a pescare da una barca che non sia la mia, ho tutta l’attrezzatura a bordo, tutto a portata di mano, per cui mi sento un po’ nudo, vorrà dire che approfitterò dell’arsenale di Mario.

Arriva accompagnato dal suo socio Mauro, pescatore ed inventore noto come Mr Gadget, e dal di lui figlio, il prode Diego.

Cominciamo a preparare il mezzo in attesa che l’alba si avvicini, faccio i complimenti a Mario per la barca ed inganniamo il tempo parlando di spinning.

Non è la tecnica di elezione del comandante che a drifting, traina e palamiti è un Magister, ma si sta avvicinando piano piano affascinato da questo mondo strano.

Partiamo piano e subito caliamo in acqua delle prelibatezze, due cose orribili note come l’esca del vecchietto, una piuma qualche perlina un po’ di pittura su un filo d’acciaio, che Mario loda come infallibile, ed un’invenzione di Mauro, un rapala testarossa ripitturato dotato di polpetto in coda.

Diego convince il padre a non calare subito l’arma finale, un affare a base di acciaio pelo e cucchiani da luccio, non per mancanza di fiducia ma per semplice scaramanzia.

Girelliamo un po’ sottocosta e finalmente, con Mauro alla guida, parte una canna, un serrotto sui 9 etti ci viene a fare compagnia, ingannato ovviamente dall’esca del vecchietto.

Siamo già contenti così, non ci aspettavamo nulla, insistiamo un po’ e poi ci dirigiamo velocemente ad un paio di miglia di distanza dove, pare, sono stati avvistati dei serra nei giorni scorsi.

Eh, mi sa che ci sono sempre…….

A distanza di un miglio, nonostante la luce ancora debole, vediamo un gruppo di gabbiani infoiati, mano a mano che ci avviciniamo lo spettacolo si svela completamente.

Non mi è mai capitata una cosa del genere con i serra, sembrano tombarelli, ma più cattivi.

Cacciano appena sotto la superficie, saltano fuori, scodano e si immergono di nuovo, ricadono in acqua con la coda piegata da una parte, una cosa incredibile.

Prendo la prima canna a portata di mano e sparo uno juglo rosa in quel marasma, siamo sempre in movimento veloce, recupero a tutta randa, sbam.

Pece in canna, e non è manco piccolo, mentre mi do il mio daffare lanciano anche Mario e Diego.

Triplete.

Ci guardiamo stupefatti, Mauro riesce a guadinarmi il pesce che è abbondantemente sopra il chilo e mezzo, lo slamo e recupero gli altri due usando un maledettissimo guadino da acciughe che si incasina mortalmente con le ancorette.

Mi aspetto che la sfuriata finisca ed invece aumenta ancora di intensità, lancia anche Mauro che salpa con fatica un mostro.

Ma dove siamo ai caraibi?

Mario comincia ad estrarre dai gavoni della barca manate su manate di artificiali, evidentemente si è messo avanti con il lavoro per avvicinarsi allo spinning, siamo un po’ a corto di canne ma ci arrangiamo, prima provo una da bolentino pesante ma dopo 10 lanci e tre pesci sono lesso, mi butto con gioia sulla canna dei bambini che nonostante il cimino molle reagisce alla grande, nel frattempo Diego ci da dentro come un matto e continua a portare pesci sottobordo, Mario lo imita ed è un casino inimmaginabile, abbiamo solo un guadino e l’unica pinza per slamare i pesci è attaccata al culo di Mario che zompa per il pozzetto come un matto.

Delirio.

Cambiamo anche un po’ le esche tanto per provare, quella che dà più soddisfazione è il duplex che però dopo dieci lanci assomiglia ad un calzino masticato da un setter, pur non perdendo di efficacia.

Incominciano i primi grovigli, misteriosamente perdiamo una sola esca in tutta la mattinata nonostante l’utilizzo di fili sottilissimi per le mie abitudini.

Finalmente il banco si sposta di qualche centinaio di metri ed abbiamo il tempo di fare un po’ il punto della situazione.

Per la cena siamo abbondantemente già a posto, facciamo un po’ di foto, qualche telefonata agli amici che sono rimasti sotto al piumone e si riparte.

I pesci si stanno nutrendo di acciughe piccolissime e di un altro tipo di novellame che non riusciamo ad identificare, sembrano cheppie minuscole.

Provo il mitico mucho lucir, funziona ma slamo in continuazione, abbiamo due barche vicine  che provano con i popper con qualche soddisfazione, grattiamo la scatola degli artificiali ma a parte il duplex che ha una marcia in più funziona tutto, Diego vorrebbe armare una brugola dell’ikea che tiene in tasca con un assist hook ma lo fermo in tempo.

Il tafferuglio riparte, anche Mauro che si è dedicato alla guida ed al guadino riprende ad incannare, Mario si esibisce in un rilascio di rotula, scivola sul lepego, ammara il pesce e si pianta una bitta in una gamba.

Ma si rialza, è in trance agonistica.

Due ore.

Tutto ciò è durato due ore intere, senza che accennasse a diminuire.

Poi finalmente stop.

Mi rendo conto di essere rimasto vestito come un palombaro per tutto il tempo, siamo frastornati, facciamo due conti ed i pesci che risultano essere stati incannati valgono almeno due stagioni di pesca al serra.

Lentamente torniamo in porto felici e provati, una giornata bellissima affrontata con un’aspettativa bassissima e rivelatasi straordinaria.

Ci salutiamo vigorosamente sulla banchina, non ringrazierò mai abbastanza Mario dell’invito e Mauro e Diego della spassosissima compagnia.

Il mondo sta cambiando, il clima pure, tutto ciò non va bene, su un punto sono un po’ indeciso.

L’Effetto Serra.

Il Polpo
Comandante di questa manica di sciamannati, classe 1966, pesca dalla veneranda età di 4 anni. Pesca pazza e disperatissima, citando studi di leopardiana memoria. Ha sperimentato tutte le tecniche di pesca meno la mosca e le bombe (non che siano assimilabili ma tant’è…), provando tanto e riuscendo in poco, grazie al perverso gusto di rimanere sempre affascinato dalla tecnica sconosciuta ai più, tralasciando quella più catturante. Ama in particolare la pesca con gli artificiali, che presuppone impegno, costanza e conoscenza... Ama ancor più inseguire i gabbiani, spesso inutilmente, perdendo completamente il controllo davanti ad una mangianza. In sintesi estrema, ama il mare con tutto sè stesso. Unica pecca: come perfetta nemesi dell'Inge, odia i cefalopodi , se non in cucina, e per questo loro lo cercano in continuazione...da cui il nome di battaglia.

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