Creature marine (solo per pescatori femmine!)
E per Eugenio che me le ha fatte scoprire.

Foto: Muscoli della Spezia

Leggo, non tanto raramente, storie molto carine di mare in cui al pescatore, tra un intervallo e l’altro, sfugge quando possibile un’occhiata fugace a un seno (mai una donna intera, di solito si/ci notano doverosamente a tranci come il pesce) o a un costumino (femminile) attillato. Sì insomma pare che all’immaginario maschile difficilmente sfuggano, tra una sonnecchiatura e l’altra in attesa della preda, altre ‘prede’ di tutt’altro genere.

Allora, per non essere ingiusta negando categoricamente che una pescatrice sia immune a qualsivoglia distrazione….. mi sono dunque chiesta: “…COSA riesce (incredibilmente) a deviare l’attenzione di  un pescatore femmina dalla sua attività?”

I bagnanti in lontananza….? I colleghi pescatori…? Naaaa…. I miticoltori, what else! Quantomeno a Spezia.

Dunque questa volta invece di parlare espressamente di pesca racconterò una breve storia ‘alternativa’, legata comunque al mare e alla sua magnifica fauna. Anche perché, in fondo, è pur giusto che qualcuno ne parli e ne decanti  le lodi.

Una storia per donne, che quindi leggeremo soltanto io, me medesima e qualche sparuta collega di passaggio. Quanto basta.

Chi non abita i nostri lidi di levante è giusto sappia che, nel golfo di La Spezia, esistono da tempo immemore (per le date rivolgersi altrove) i vivai per la coltura di cozze, mitili muscoli o comunque li si voglia chiamare. Ebbene molte  volte mi è capitato di stazionare bel bello col gozzetto da quelle parti, giusto per appostarci un poco nella difficile impresa di tirar su due oratelle o anche solo per fare un bagno e con tale scusa arraffare una manciata di cozze utile per qualche tiro di lenza. Tra l’altro nelle ‘ciospe’ di muscoli*, così le chiama Eugenio, talvolta si ha la fortuna di trovare pure qualche utilissima tremolina.

In altre parole se si è scaltri e veloci si riesce a provare a pescare anche quando il bulacchetto delle esche lo si ritrova, come detto altrove, incredibilmente vuoto, o quando tutti gli artificiali si sono dimenticati nel bagagliaio, o quando l’area di pesca non è adatta al loro uso o in caso di qualsivoglia disastro possa venire in mente. Insomma quando si esce per pescare e non si hanno esche una maniera la si trova, sempre e comunque.

Di norma io mi concentro profondamente nell’attività che svolgo, quindi difficilmente mi distrae qualcosa ma…. c’è sempre qualcuno pronto ad aiutarci nella vita… l’amica scanzonata che si siede sui nostri libri offrendoci un’ irrinunciabile bottiglia di birra ghiacciata (gli archeologi sono assai compagnoni e inclini a non offendere mai nessuno rifiutando un sorso)….. un nipotino che ci stacca la luce e ci salta sulla schiena mentre stiamo stirando (obbligandoci doverosamente a inseguirlo per la casa mordicchiandolo tutto)…. un anziano della casa di riposo antistante che ci entra di soqquatto in deposito facendoci sobbalzare mentre imballiamo ‘l’antico vaso’ ….

E in mare..? In mare c’è Eugenio che pensa ovviamente a tutto! E infatti devo ringraziare lui se ho scoperto i miticoltori (da ora: muscolai come si chiamano dalle nostre parti), perché altrimenti dubito mi sarei mai accorta di loro se non come personaggi rumorosi che, non molto distante, armeggiano tra le reste dei vivai.

Ordunque un giorno Eugenio, suo solito, comincia ad andare in escandescenze dopo che da circa un’ora non si prende nulla, quando d’un tratto…da navigato pescatore.. mi sibila di staccare la cima di prua e di avvicinarci pian piano, ovviamente chiedendo il permesso, alla barca di muscolai agganciata poco più avanti, intenta a …boh, stabulare manualmente le reste di mitili che tiravano su ormai mature per la vendita, per liberarle dal grosso della fanghiglia. Durante questa procedura il  vecchio marpione sa bene che il risciacquo che ricade in mare scatena la frenesia dei  pesci che, grandi e piccoli, si radunano sotto, così come lo sanno i muscolai che infatti due-tre lenzette le tengono calate pure loro, tirando sempre su qualcosa. Fu subito così anche per noi.

E fu anche così che io posai finalmente e casualmente l’occhio, grazie al vecchio brontolone, su questi nerboruti e abbronzatissimi signori, tra i quali spiccavano dei magnifici giovani esemplari con tartarughe addominali da fare invidia ai più palestrati, seminascoste sotto le pettorine delle tute da lavoro, talvolta sapientemente sganciate o lasciate scivolare da una spalla sola. Devo dire che è veramente bello incontrare per mare simili creature, non fosse altro per  la semplice riflessione che la loro fisicità non cerca attenzione.… i muscolai sono magnifici per la non ricercata naturalezza nell’essere sexy (son lì in mezzo al mare per lavorare!), e sono notevoli non per aver fatto palestra ma per un duro lavoro che davvero richiede grandi sforzi fisici.

Comunque… da allora non ho più mentalmente brontolato ogni volta che Eugenio veniva preso dal delirio frenetico di spostarsi per inseguirli uno ad uno. E sì…talvolta è capitato che il maledetto si accorgesse subito delle sopracciglia seraficamente rialzate, occhio sornione e sorriso estasiato e un po’ inebetito che mi caratterizzava in quegli attimi, e quindi, per la sola ragione di essere pazzoide, cercava di afferrare il mezzo marinaio per agganciarmi a se e darmi, riuscendo, qualche pattone per aver io osato distrarmi ma….. ahahhahah…. intervenivano i pescetti a salvarmi ricatturando tutta la sua felicità (parola grossa che sulla sua persona merita un capitolo a parte) e attenzione.

* (io credevo che le cd. ciospe fossero donne brutte, ma del resto il termine non fa meraviglia dal momento che anche la cozza viene associata a tratti somatici femminili non proprio armoniosi)

Ale
Che dire, se negli anni ’70, d’estate, qualcuno vedeva una bimba solitaria con cappellino marinaro seduta sul bordo di un vecchio pontile di legno presso l’Arenella di Portovenere, con una lenza in mano, ero io. Non ricordo quando ho cominciato, ma a 7 anni per certo inseguivo babbo sott’acqua, lui a pesca col fucile, io dietro col retino imperterritamente convinta di riuscirvi anche così. Ormai è storia (vecchia) che in assenza di lenza e retino mi arrangiavo pescando piccole bavose di scoglio anche col sacchetto del bondì, doverosamente divorato prima. Per molti anni ho rilasciato tutte le prede, poi sono diventata ‘cattiva’ quando le dimensioni loro e mie sono aumentate. Ho avuto pochi ma magnifici maestri, che, bontà loro, mi portano appresso: pare io porti bene. Prediligo la pesca col vivo in mare, a bolentino traina e scarroccio; per poco (anno con ghiaccio sottile) mi è sfuggita la pesca nei laghi del Nord, ma ‘ce l’ho qui’...devo ritentare. Non amo descrivere tecniche (che lascio agli esperti) ma sensazioni. Per il resto sono archeologa.

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