Colpo di testa

Testa,  testa,  mi fa male la testa.

Sono le 2045 e scrivo ora perché devo, me lo ha ordinato l’Inge, ma ho mal.

Di testa.

Dura dura, questa testa, a farmi prendere le ferie quando gli altri tirano fuori la felpetta dall’armadio.

Durissima quando ti rendi conto che pioverà per almeno metà settimana, che ci sarà vento da nordest, che tua moglie deve rientrare a lavorare e ti dice al telefono “Ma sei fuori? Esci solo?”

Eh, esco solo sì, hanno tutti ottimi motivi per non rovinarsi la giornata prendendo acqua vento e mare…

Ma faccio di testa mia…

Con il senno di poi si può tranquillamente ammettere che è il caso che comanda, però oggi avevo come una serie di appuntamenti in mente, tutti rispettati…..

Parto con incerata, due focaccine e una minerale gassata, direzione aguglia.

Innesco due canne leggere con un coreano su due ami, l’aguglia c’è, mi aspettava, combatte anche un po’ per farmi divertire, la successiva è enorme, manda dei bagliori in acqua meravigliosi, salpo la terza, aspetto la quarta che ci dà ma non rimane allamata.

Decido che ad esca sono a posto, le innesco su un terminale a due ami e le filo di poppa, una col guardiano, l’altra con uno sgancio rapido da 200 gr.

Traino con il motore principale al minimo, con l’ausiliare non c’è verso di governare la barca, troppo vento e troppa onda.

Meno male che per ora non piove….. ecco, appunto, e troppa acqua…

Mi rendo conto che il sistema di appuntamenti potrebbe anche funzionare quando vedo nella mia stessa direzione il gozzo marrone ed il Marino 6 mt di due grandi trainatori del luogo… e seguono me, ma vuoi vedere che?

Rimaniamo sottocosta in parata, praticamente un banco di aguglie irte di ami in assetto da combattimento, poi dopo un paio di miglia di questa stronzata, prendiamo ognuno direzioni diverse.

Piove proprio, tiro giù la copertura invernale poi la riapro perché mi soffoca, mi bagno, scelgo un filo di corrente un po’ distante dalla costa e lo seguo.

Divoro le focaccine, ingurgito l’acqua, sono concentrato come non mai.

Non può durare in eterno.

Infatti.

La canna con il guardiano sembra colta dal ballo di San Vito, fortunatamente è morbidissima ed asseconda gli assaggi senza che la frizione si accorga di nulla, mi preparo.

Parte ad una velocità impressionante, vola.

Resto stranamente freddo, dopo i secondi canonici ferro e lei SALTA a 70 mt dalla barca.

Oh cavolo, riparte, riprende filo poi riparte ancora.

Inizio ad appoggiare a dritta, ho ancora l’altra canna filata e nessuna possibilità di recuperarla, si ferma, provo a forzarla, si incazza e salta di nuovo, macheccazzo  è una locomotiva a pelo d’acqua, la lascio fare e le giro intorno .

Dopo 15 minuti riesco a fare rientrare il nylon in bobina, ci separano meno di 20 mt, la cosa la disturba e me lo fanno capire i dieci minuti successivi.

Rimbobino a fatica il nylon nel mulinello, la forzo con pompate brevi e frequenti per toglierle il gas, è sotto la barca , manovro in maniera da tenerla fuori dalla verticale, è proprio lei, una leccia che mi pare obbiettivamente spropositata, prova a reagire ma ormai sono determinato come un cheyenne, mio malgrado sono costretto ad usare il raffio e la volo a bordo.

A me pare enorme e bellissima, mia moglie, che sta provando a contattarmi sul telefonino da dieci minuti buoni, si preoccupa quando finalmente rispondo affannato, più dall’emozione che dalla fatica.

Ma stai bene?

Mai stato meglio….mi prendo una mezzora buona in cui pulisco un po’ il pozzetto, bevo, la accarezzo, faccio due foto svogliatamente e…telefono a tutta la banda, esaltato e un po’ svuotato.

Prendo confuso la via di casa , ho ancora un appuntamento, ho promesso un polpo a mia cugina che non sta tanto bene.

Nel frattempo l’altra aguglia viene trascinata incurantemente in acqua a tre nodi buoni, insomma la faccio breve, ci resta pure un serra che non cercavo ed il polpo alla prima cala.

Per sua fortuna è piccolo e lo rilascio, plano verso casa a velocità sostenuta evitando di sporgermi dalla murata, casomai mi saltasse in barca un pescespada.

Ormeggio, pulisco, imbusto il pescato in una specie di body-bag e mi dirigo verso il motorino.

A stento incastro la belva sulla pedanina, ma non trovo le chiavi dello scooter, sbuzzo lo zaino, il marsupio, le tasche ed ovviamente le trovo appese in bella vista nel bauletto.

Si, è una giornata che mi ha fatto girare la testa…….condita da una buona dose di culo.

Il Polpo
Comandante di questa manica di sciamannati, classe 1966, pesca dalla veneranda età di 4 anni. Pesca pazza e disperatissima, citando studi di leopardiana memoria. Ha sperimentato tutte le tecniche di pesca meno la mosca e le bombe (non che siano assimilabili ma tant’è…), provando tanto e riuscendo in poco, grazie al perverso gusto di rimanere sempre affascinato dalla tecnica sconosciuta ai più, tralasciando quella più catturante. Ama in particolare la pesca con gli artificiali, che presuppone impegno, costanza e conoscenza... Ama ancor più inseguire i gabbiani, spesso inutilmente, perdendo completamente il controllo davanti ad una mangianza. In sintesi estrema, ama il mare con tutto sè stesso. Unica pecca: come perfetta nemesi dell'Inge, odia i cefalopodi , se non in cucina, e per questo loro lo cercano in continuazione...da cui il nome di battaglia.

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