4 ore in paradiso

“Ho passato 4 ore in paradiso con gli angeli che si tuffavano a bomba tra le acciughe”

L’ospite della nostra uscita in barca, che così ha descritto la giornata trascorsa su facebook, è un amico, di quelli speciali.

Ma è anche un personaggio che sa far di parlare sempre di sè dentro un rettangolo verde in cui regala magie con le sue scarpette bianche, ma anche e soprattutto fuori, non perchè sia un “Balotelli di Prato”, ma perchè con le sua modestia e simpatia affascina tutti quelli che incontra, quasi fosse un pò “alieno” nel patinato mondo del calcio.

Lui, l’ “Elfo Alieno” come si è ribattezzato, è Ighli Vannucchi, che ci ha fatto compagnia lunedì per una breve uscita in mare.

Che vi raccontiamo subito, non siamo mica qui ad asciugare gli scogli, orco boia!

 

 

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Caldo. Anomalo.

E’ la prima cosa che ti ricordi ripensando al weekend appena passato. I pesci vengono solo dopo, tra una goccia di sudore e l’altra. E l’odore di doposole, post-ustione, a ottobre suonato, ha un nonsoche di anacronistico.

Con un tempo così, se hai un permesso da spendere, non puoi stare in ufficio.

Telefono in mano, il tempo di un sms “Si va?”. L’idea comincia a farsi reale.

Passano dieci secondi, e la realtà supera l’idea. “Andiamo, sono carico come una molla”. Ighli c’è.

Chiedere al Peve se sarà presente, a questo punto, è una formalità.

Si va.

 

Il Fenomeno arriva carico di canne. Almeno 5, e noi siamo in 3. E abbiamo già altre 3 canne, tra me e il Peve. 8 canne in tre, 8 come i cavalli del mio motore. O pescano loro, o i conti non tornano, poco importa essere un ingegnere, manco la dea Kalì potrebbe usare tutta ‘sta roba.

In realtà, le canne sono dei prototipi, che Ighli ha il compito di testare a suon di tombarelli.

Una gocciolina di sudore mi cola dalla fronte, stavolta non è il caldo, è la tensione. Devo trovare dei tombarelli. Devo.

Dovete sapere che i tombarelli sono come la carta igienica. Quando non servono, sono ovunque. Quando ti servono, non ci sono. Un’altra goccia di sudore.

Usciamo dalle colonne d’ercole de noartri, e siamo in mare aperto. Calma. Leggero maestrale a rendere appena increspata l’acqua. Puntiamo la zona in cui nei giorni precedenti abbiamo visto un pò di tutto.

Settiamo il GPS, e allineiamo la prua con la frecciona.E il tutto coincide, perfettamente, con una nave militare. Ferma lì. Anche la distanza, a occhio, è proprio quella. Te pareva. Terza goccia di sudore e brividino freddo lungo la schiena.

Correzione di rotta, e ampio semicerchio per saltare la nave. Speriamo di vedere qualcosa.

Il tempo passa mentre ci allarghiamo, un’agonia con i miei 5,5 nodi coprire la distanza che ci serve per trovare i pesci. O meglio, sperare, di trovarli. Altra gocciolina.

 

Poi, all’improvviso, sullo sfondo un’onda. Anomala. Schiuma bianca che vola da tutte le parti. Sono tonfi, isolati, ma ripetuti e su un largo tratto di mare. O è la nave militare che ci sta cannoneggiando, e con la sfiga che abbiamo potrebbe anche essere…o è roba che non dovrebbe volare, ma ogni tanto si illude di poterlo fare.

Ighli si anima e comincia a montare artificiali su tutte le canne, ne avrà per una decina di minuti, il Peve comincia a fiutare come un bracco. Io continuo a sudare.. Ma perchè ho visto quanto sono grossi.

Tonni. Per i tombarelli ci sarà da aspettare….anzi….macchissenefregadeitombarelli????

Ci avviciniamo. Ora il gozzo fa valere la sua silenziosità, arriviamo (con calma, ovviamente) a tiro senza creare problemi ai tonni. E cominciamo coi lanci. In perfetto tempismo, come comandato da qualche forza misteriosa, il cellulare di ighli comincia a suonare la sua musichetta aliena e inquietante. Complimenti al Regista, non si poteva pensare una combinazione migliore. Il tempo di immaginarsi un qualche  tonno a due teste che esce dall’acqua per completare il quadro, che tutto finisce.

Ma solo perchè si spostano, di qualche centinaio di metri. E noi a rincorrere quelle “fontane” che si alzano all’improvviso nel mare calmo, come se ci fossero delle bombe di profondità, la sotto. O degli angeli che si tuffano, perchè no? Siamo o non siamo in paradiso?

 

Altra mangianza. Ighli si esibisce nella sua specialità: il calcio da fermo. Spara la sua stick esattamente nel  “sette”, tra due tonni che rischiano di inzuccarsi. Ti aspetti la botta, il boato del GOL,… silenzio. E spariscono. Di nuovo. Per ricomparire 200 metri piu a sinistra.

Sono così, sono pesci “fastidiosi”, che fanno cacciate isolate, pochi esemplari su poche acciughe per volta. Sono due giorni che mi sfottono. Unico lato positivo: si sono avvicinati a terra, perlomeno risparmio qualcosa per farmi prendere in giro. E non è poco. Per un ligure.

Altri tentativi, 3 canne in mare con 3 esche diverse, jig, popper, stick, vermoni, panini col salame. Niente.

Ora che siamo con il sangue agli occhi e allupati, indovinate cosa succede?

 

Esatto. Tombarelli.

Ricordatevi sempre quando uscite. Desiderateli ardentemente. Cosi non si faranno vedere. Altrimenti ve li ritrovate lì, tra capo e collo, a sbranare quintali di acciughe e soprattutto a farvi capire che i tonni hanno abbandonato il campo. Sennò, sti codardi, non si fanno mica vedere. Goccia di sudore. Di rabbia.

Ighli arma le canne da testare, iniziamo la sequela di lanci nel ribollire, sempre piu esteso. La baitball è enorme, ci passa sotto la barca piu volte coprendo per intero il mare sotto di noi. I pesci cominciano ad essere sempre più reattivi, dopo qualche momento di ambientamento cominciano le catture. Tante.

Che poi, poverini, i tombarelli sono pesci anche molto sportivi; combattono, mettono alla prova anche attrezzature non eccessivamente “light”, non mollano fino al sottobordo. Da un punto di vista culinario però, e noi elfi siamo sensibili da questo punto di vista, lasciano un pò a desiderare, e per questo, dopo mesi in cui volenti o nolenti li incrociamo, o li evitiamo o li rilasciamo. Anche se sono Tombarellosauri come questi.

Torniamo alle incannate. Altra gocciolina di sudore. Ora è fatica. La mia Xzoga si piega in maniera strana, comincio a pensare di aver preso il pesce “sbagliato”. Ma è solo un tombarellosauro preso per il sopracciglio. Fan…giro.

Un’ora di follia pura, 11/12 pesci allamati, la metà portati alla barca. Video, foto di rito, tutto con un incessante rumore di “cascata” alle spalle; ma sono le acciughe a cadere, tra le fauci delle bestiacce.

 

Una baitball chiusissima fa bella mostra di sè nel caos; gli sguardi miei e del Peve si incrociano, prepariamo sornioni un guadino. Prima di andare via potremmo, ma per sola umanità ovviamente , salaiarle, giusto per sottrarle alla fine a cui vanno incontro…e presentarle alla nostra padella. Peccato che un gozzo, l’unica altra barca presente nel raggio di 10 miglia (è lunedi), ci passi giusto sopra, trainando. Il guadino e la padella tornano ai loro rispettivi angoli.

Il tempo di slamare l’ultimo “cavedano” salato di Ighli (è un ottimo pescatore di acque interne, ndr) e cominciamo a rientrare. I gabbiani continuano a girare, i tombarelli anche, ma noi abbiamo un lungo e lento rientro da affrontare. Ighli è soddisfatto, rientriamo chiaccherando e commentando le ottime performance dei nuovi modelli testati da Ighli.

Foto, baci e abbracci, la giornata si conclude dove era iniziata, a Portovenere.

Sono passate solo 4 ore, ma abbiamo visto e fatto di tutto, e la giornata è comunque volata. Ci ripromettiamo di riuscire presto, tutti assieme, e ci salutiamo al distributore, con ancora nelle orecchie il suono della “cascata” e negli occhi “i tonfi degli angeli”.

Ed è lunedi sera. Una settimana di lavoro alle porte. Giusto per ripensare alla giornata passata in attesa, lunga, della prossima.

Adesso la gocciolina che mi cola sul mento non è più di sudore.

 

 

 

 

 

 

 

Inge
Ingegnere nautico (da cui il nick) con la passione della pesca, nasce a La Spezia nell'ormai lontano 1985. Inizia a pescare ancor prima di camminare, seguendo le orme degli illustri familiari, abilissimi pescatori di orate con lenza a mano e metodo tradizionale. Dopo anni di gloriosi insuccessi, passa inspiegabilmente alla pesca con gli artificiali, ed in particolare alla traina costiera e allo spinning sulle mangianze, di cui si innamora. Ne deriva uno smodato sentimento di amore-odio per i gabbiani, e una vista assai acuta, nonostante gli occhiali, per individuare i più piccoli cenni di mangianza da La Spezia a Capo Corso. Da qualche anno si è avvicinato, nel periodo invernale, alla pesca dei cefalopodi da Riva, con stranamente buoni risultati. Pescatore molto tecnico, detiene nel team anche il primato di pesca alle acciughe e alle aguglie con le mani, di cui è molto orgoglioso... Si può considerare il "tattico" del team, vista la sua passione per la tecnologia (dorme con il GPS) e meteorologia.

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